Bologna. Postergali nella Cappella Malvezzi in S.Petronio eseguito da Fra Raffaele Bresciano

positivo album, ca 1888 - ca 1899

Stampa sciolta inserita con i quattro angoli nei tagli predisposti alla carta 3, recto (attualmente estrapolata)

  • OGGETTO positivo album
  • SOGGETTO Italia - Emilia Romagna - Bologna - Basilica di San Petronio - Cappella Malvezzi
    Arti decorative - Cappelle - Tarsie - Spalliere
    Intarsiatori - Italia - Sec. XVI - fra Raffaele da Brescia
  • CLASSIFICAZIONE DOCUMENTAZIONE DEL PATRIMONIO STORICO ARTISTICO
  • ATTRIBUZIONI Fotografia Dell'emilia (ditta): fotografo principale
    Fra Raffaele Da Brescia (1479-1539): intarsiatore
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici Etnoantropologici di Bologna Ferrara Forlì Cesena Ravenna e Rimini
  • LOCALIZZAZIONE Palazzo Pepoli Campogrande
  • INDIRIZZO Via Castiglione, 7, Bologna (BO)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE La ripresa mostra un dettaglio di alcune tarsie lignee che costituiscono la spalliera della cappella del Santissimo, di dipendenza della famiglia Malvezzi, ottava da destra della basilica di San Petronio. Sono visibili complessivamente cinque tarsie centinate (solo tre nella loro interezza) con elementi di raccordo intagliati a bassorilievo costituiti dall'incorniciatura ad arco di trionfo e da paraste con semicapitelli ionici reggenti la trabeazione. La sola opera di intarsio venne realizzata da frate Raffaele da Brescia, o Raffaele da Marone (1479-1539), per la realizzazione del coro ligneo del convento olivetano bolognese di San Michele in Bosco. Il converso attese all'incarico in San Michele tra il 1513 e il 1521. Durante le soppressioni napoleoniche l'opera fu smantellata: alcune tarsie del quale vennero recuperate dai Malvezzi, che le ospitarono successivamente nella loro cappella di famiglia nel 1814, in occasione dei lavori di riassetto, generale diretti dall'architetto bolognese Angelo Venturoli. Sono da assegnare alla supervisione di quest'ultimo i lavori di intaglio a bassorilievo che decorano con grottesche di gusto neorinascimentale gli archi trionfali, le paraste e la trabeazione superiore. Dal raffronto con i cataloghi della Fotografia dell'Emilia di Pietro Poppi, risulta che la lastra del positivo in esame (n° 5043), compare per la prima volta nell'edizione a stampa del 1888, non figurando nel precedente del 1883. E' probabile che la data di stampa possa essere compresa entro la fine del XIX secolo. Nel 1863 il pittore Pietro Poppi (Cento, 1833 - Bologna, 1914) aprì un negozio di cartoleria in via Mercato di Mezzo 56 in società con Adriano Lodi. Nell'edificio aveva sede anche lo studio fotografico di Roberto Peli (ex collaboratore di Emilio Anriot), il quale probabilmente avviò Poppi alla professione di fotografo. Nel 1866 Poppi e Peli si associarono aprendo uno studio in via San Mamolo 102 (la ditta Peli, Poppi & C.), che rimase attivo fino al 1867, anno in cui Poppi si mise in proprio, ritornando nella precedente sede del Mercato di Mezzo. Solo nel 1869 Poppi rilevò ufficialmente La Fotografia dell'Emilia, operando anche uno spostamento di sede da via Mercato di Mezzo 56, dove venne fondata la ditta nel 1865, a via San Mamolo 101 (oggi via d’Azeglio) in Palazzo Rodriguez (edificio in cui dal ’65 al ’69 avevano operato i coniugi Ferrara, Fotografia Milanese), ma lo stesso pittore-fotografo vi lavorò sin dal 1866. Effettivamente il 17 aprile del 1866 il quotidiano “Monitore di Bologna” menziona Poppi quale direttore dello Stabilimento Fotografico dell’Emilia di via Mercato di Mezzo 56 (si segnala la tesi di Massimo Cova che vede in Poppi il fondatore della Fotografia dell’Emilia – cfr. Fotografia e Fotografi a Bologna 1839-1900, Bologna 1992, p. 277). Nel marzo del 1907 Poppi si ritirò, cedendo lo studio a Luigi Monari ed Armando Bacchelli; la Fotografia dell’Emilia passò in seguito, nel 1909, sotto la proprietà unica di Alfonso Zagnoli (chiusura definitiva della ditta nel 1921), il quale nel 1940 vendette quanto restava del fondo di lastre e positivi originali di Pietro Poppi alla Cassa di Risparmio di Bologna. Il fondo fotografico Faccioli è costituito da stampe sciolte o incollate su supporto, raccolte nel corso della sua attività di ingegnere-architetto da Raffaele Faccioli (Bologna, 1836-1914). Dopo la sua morte, il geometra Luigi Mattioli, amministratore dei beni degli eredi, propose a Francesco Malaguzzi Valeri, allora Direttore della Pinacoteca di Bologna, l'acquisto di questa raccolta grafica comprendente disegni, taccuini e materiale fotografico. Documentazione circa il fondo è reperibile presso l'Archivio Storico della Pinacoteca, pratiche n. 31, foglio 43, n. 9
  • TIPOLOGIA SCHEDA Fotografia
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0800635803-3
  • NUMERO D'INVENTARIO 31875/633
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara
  • DATA DI COMPILAZIONE 2015
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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