Monumento Tartagni nella Chiesa di S. Domenico

positivo album, ca 1879 - (?) 1888

Stampa sciolta inserita con i quattro angoli nei tagli predisposti alla carta 17, recto (attualmente estrapolata)

  • OGGETTO positivo album
  • SOGGETTO Scultura - Monumenti sepolcrali - Sarcofagi - Statue - Bassorilievi
    Scultori - Italia - Sec. XV - Ferrucci, Francesco di Simone
    Italia - Emilia Romagna - Bologna - Basilica di San Domenico - Monumento ad Alessandro Tartagni
  • CLASSIFICAZIONE DOCUMENTAZIONE DEL PATRIMONIO STORICO ARTISTICO
  • ATTRIBUZIONI Ferrucci, Francesco Di Simone (1437-1493): fotografo principale
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici Etnoantropologici di Bologna Ferrara Forlì Cesena Ravenna e Rimini
  • LOCALIZZAZIONE Palazzo Pepoli Campogrande
  • INDIRIZZO Via Castiglione, 7, Bologna (BO)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE La ripresa mostra una veduta generale del monumento sepolcrale del giureconsulto imolese Alessandro Tartagni, scomparso nel 1477 e professore universitario di diritto a Padova, Ferrara e Pavia, oltre che a Bologna. Il monumento venne realizzato da Francesco di Simone Ferrucci tra il 1477 e il 1485-87 circa: l'opera rappresenta uno dei capolavori dell’abile lapicida e scultore fiesolano. L’opera comprende un'edicola brunelleschiana fastosamente decorata nel basamento, nelle paraste con capitelli corinzi che sostituiscono le colonne del modello generale, nel fregio della trabeazione e altresì nella centina superiore. Un catafalco a teste leonine sorregge il corpo addormentato del dottore ‘gisant’, che abbraccia un libro sul petto, sul quale vegliano le tre virtù cardinali scolpite ad altorilievo su formelle marmoree, ricalcanti esemplari analoghi dello stesso artista (virtù della Fede, Speranza e una terza figura che differisce dalla Carità bolognese nell’intento di rendere forse una Giustizia) conservate al museo parigino Jacquemart Andrè. Entro la lunetta è infine il bellissimo altorilievo della Madonna col Bambino, retto da angeli. La ripresa si riferisce alla prima campagna fotografica eseguita da Pietro Poppi, titolare della Fotografia dell’Emilia, all’interno di San Domenico, non diretta esclusivamente all’Arca del Santo o al coro di Zambelli. Il numero di inventario 101 compare per la prima volta nell’edizione a stampa del catalogo del 1879. Presso le collezioni della Cassa di Risparmio in Bologna si conserva inoltre un lastra alla gelatina che reca lo stesso numero di inventario 101 (vedi: http://collezioni.genusbononiae.it/products/dettaglio/14448), pur trattandosi probabilmente di una ripresa successiva, diversa da quella in esame. Si suppone che la ripresa della presente stampa sia stata eseguita tra il 1879, prima apparizione nei cataloghi a stampa, ed il 1888, anno di pubblicazione dell’ultima edizione del catalogo Poppi cui dovrebbe appartene il negativo Carisbo, parte del fondo Poppi tuttora conservato. L’esistenza della lastra negativa in tale collezione, in conformità alla prassi operativa frequentemente seguita dal Poppi, avvalora l’ipotesi della sua realizzazione in sostituzione di una precedente ripresa il cui negativo potesse trovarsi ammalorato, adottando analoga inquadratura e mantenendo in tal modo l’identico inventario. Nel 1863 il pittore Pietro Poppi (Cento, 1833 - Bologna, 1914) aprì un negozio di cartoleria in via Mercato di Mezzo 56 in società con Adriano Lodi. Nell'edificio aveva sede anche lo studio fotografico di Roberto Peli (ex collaboratore di Emilio Anriot), il quale probabilmente avviò Poppi alla professione di fotografo. Nel 1866 Poppi e Peli si associarono aprendo uno studio in via San Mamolo 102 (la ditta Peli, Poppi & C.), che rimase attivo fino al 1867, anno in cui Poppi si mise in proprio, ritornando nella precedente sede del Mercato di Mezzo. Solo nel 1869 Poppi rilevò ufficialmente La Fotografia dell'Emilia, operando anche uno spostamento di sede da via Mercato di Mezzo 56, dove venne fondata la ditta nel 1865, a via San Mamolo 101 (oggi via d’Azeglio) in Palazzo Rodriguez (edificio in cui dal ’65 al ’69 avevano operato i coniugi Ferrara, Fotografia Milanese), ma lo stesso pittore-fotografo vi lavorò sin dal 1866. Effettivamente il 17 aprile del 1866 il quotidiano “Monitore di Bologna” menziona Poppi quale direttore dello Stabilimento Fotografico dell’Emilia di via Mercato di Mezzo 56 (si segnala la tesi di Massimo Cova che vede in Poppi il fondatore della Fotografia dell’Emilia – cfr. Fotografia e Fotografi a Bologna 1839-1900, Bologna 1992, p. 277). Nel marzo del 1907 Poppi si ritirò, cedendo lo studio a Luigi Monari ed Armando Bacchelli; la Fotografia dell’Emilia passò in seguito, nel 1909, sotto la proprietà unica di Alfonso Zagnoli (chiusura definitiva della ditta nel 1921), il quale nel 1940 vendette quanto restava del fondo di lastre e positivi originali di Pietro Poppi alla Cassa di Risparmio di Bologna. Il fondo fotografico Faccioli è costituito da stampe sciolte o incollate su supporto, raccolte nel corso della sua attività di ingegnere-architetto da Raffaele Faccioli (Bologna, 1836-1914). Dopo la sua morte, il geometra Luigi Mattioli, amministratore dei beni degli eredi, propose a Francesco Malaguzzi Valeri, allora Direttore della Pinacoteca di Bologna, l'acquisto di questa raccolta grafica comprendente disegni, taccuini e materiale fotografico. Documentazione circa il fondo è reperibile presso l'Archivio Storico della Pinacoteca, pratiche n. 31, foglio 43, n. 9
  • TIPOLOGIA SCHEDA Fotografia
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0800635803-57
  • NUMERO D'INVENTARIO 31875/ 687
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara
  • DATA DI COMPILAZIONE 2015
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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