Bologna. Dettaglio della Tomba dei Foscherari nella Piazza di S. Domenico

positivo album, ca 1888 - (?) 1899

Stampa sciolta inserita con i quattro angoli nei tagli predisposti alla carta 18, recto (attualmente estrapolata)

  • OGGETTO positivo album
  • SOGGETTO Italia - Emilia Romagna - Bologna - Arca di Egidio Foscherari
    Scultura - Monumenti sepolcrali - Arche sepolcrali - Sarcofagi - Bassorilievi
  • CLASSIFICAZIONE DOCUMENTAZIONE DEL PATRIMONIO ARCHITETTONICO
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici Etnoantropologici di Bologna Ferrara Forlì Cesena Ravenna e Rimini
  • LOCALIZZAZIONE Palazzo Pepoli Campogrande
  • INDIRIZZO Via Castiglione, 7, Bologna (BO)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE La ripresa mostra il fianco occidentale del monumento sepolcrale al giurista e glossatore Egidio Foscherari, recante sul fronte, quale arco impostato sulle colonnine dell’arca, una lastra scolpita a bassorilievo con cornice e due pavoni, evidente reimpiego proveniente da un ciborio approssimativamente dell’VIII/IX secolo. Foscherari, scomparso nel 1289, fu il primo laico professore di diritto canonico a Bologna, probabilmente da riconoscere nei riferimenti che la letteratura giuridica coeva dedicò a tale Aegidius Bononiensis, ‘magister decretorum’. Il monumento dedicato a Egidio Foscherari venne completato nel 1291, e si distingue dagli altri analoghi bolognesi anche per l’uso di mattoni smaltati e per la presenza di pitture nella volta, a rappresentare un cielo stellato. Il monumento venne restaurato nel corso del 1899 dall’ingegnere Raffaele Faccioli, direttore dell’Ufficio Regionale per la conservazione dei monumenti dell’Emilia, il quale intervenne modificando la conformazione dell’arco rivolto verso la piazza. L’arco, che si presentava infatti semiellittico, con sesto assai ribassato, venne scomposto in due archi ad ogiva, tramite l’apposizione di una colonnina mediana. La ripresa in esame mostra una fase precedente a tale intervento. Del resto la data di ripresa deve collocarsi tra il 1883 ed il 1888, dato che il numero di inventario riportato sulla fascetta didascalica 94 A si trova per la prima volta nel catalogo a stampa della Fotografia dell’Emilia del 1888 (era assente in quella del 1883). Considerando che il positivo si trova nell’album appartenente a Raffaele Faccioli, supervisore del restauro, la data di stampa potrebbe essere compresa, con buona approssimazione, entro l’esecuzione dei lavori. Nel 1863 il pittore Pietro Poppi (Cento, 1833 - Bologna, 1914) aprì un negozio di cartoleria in via Mercato di Mezzo 56 in società con Adriano Lodi. Nell'edificio aveva sede anche lo studio fotografico di Roberto Peli (ex collaboratore di Emilio Anriot), il quale probabilmente avviò Poppi alla professione di fotografo. Nel 1866 Poppi e Peli si associarono aprendo uno studio in via San Mamolo 102 (la ditta Peli, Poppi & C.), che rimase attivo fino al 1867, anno in cui Poppi si mise in proprio, ritornando nella precedente sede del Mercato di Mezzo. Solo nel 1869 Poppi rilevò ufficialmente La Fotografia dell'Emilia, operando anche uno spostamento di sede da via Mercato di Mezzo 56, dove venne fondata la ditta nel 1865, a via San Mamolo 101 (oggi via d’Azeglio) in Palazzo Rodriguez (edificio in cui dal ’65 al ’69 avevano operato i coniugi Ferrara, Fotografia Milanese), ma lo stesso pittore-fotografo vi lavorò sin dal 1866. Effettivamente il 17 aprile del 1866 il quotidiano “Monitore di Bologna” menziona Poppi quale direttore dello Stabilimento Fotografico dell’Emilia di via Mercato di Mezzo 56 (si segnala la tesi di Massimo Cova che vede in Poppi il fondatore della Fotografia dell’Emilia – cfr. Fotografia e Fotografi a Bologna 1839-1900, Bologna 1992, p. 277). Nel marzo del 1907 Poppi si ritirò, cedendo lo studio a Luigi Monari ed Armando Bacchelli; la Fotografia dell’Emilia passò in seguito, nel 1909, sotto la proprietà unica di Alfonso Zagnoli (chiusura definitiva della ditta nel 1921), il quale nel 1940 vendette quanto restava del fondo di lastre e positivi originali di Pietro Poppi alla Cassa di Risparmio di Bologna. Il fondo fotografico Faccioli è costituito da stampe sciolte o incollate su supporto, raccolte nel corso della sua attività di ingegnere-architetto da Raffaele Faccioli (Bologna, 1836-1914). Dopo la sua morte, il geometra Luigi Mattioli, amministratore dei beni degli eredi, propose a Francesco Malaguzzi Valeri, allora Direttore della Pinacoteca di Bologna, l'acquisto di questa raccolta grafica comprendente disegni, taccuini e materiale fotografico. L'acquisizione avvenne in due fasi, tra il 1917 e il 1918. Nei precisi elenchi che testimoniano la transazione si citano: "597 fotografie di diversi formati e soggetti montate su cartone, 624 fotografie di diversi formati e soggetti senza cartone, 31 fotografie su cartone di diverse misure, di soggetti architettonici, e 9 fotografie senza cartone, di diverse misure, di soggetti architettonici" (9 maggio 1917) e "576 fotografie di diversi formati e soggetti" (9 aprile 1918). Documentazione circa il fondo è reperibile presso l’Archivio Storico della Pinacoteca, pratiche n.31, foglio 43, n. 9
  • TIPOLOGIA SCHEDA Fotografia
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0800635803-63
  • NUMERO D'INVENTARIO 31875/ 693
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara
  • DATA DI COMPILAZIONE 2015
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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