coppa (Isings forma 17/ Calvi gruppo G, pp. 70-71, tav. C:11)

ca. 50 d.C. -

Coppa tipo zarte Rippenschale, con orlo svasato a profilo convesso, labbro tagliato, corpo emisferico percorso da sottili costolature verticali, base piana. Un filamento di pasta vitrea bianca si avvolge in più giri dalla spalla e intorno al corpo per terminare a spirale sul fondo. Vetro di colore viola, filamenti bianchi, trasparente. Per quanto riguarda la tecnica di produzione vi sono due ipotesi prevalenti: per la prima ipotesi questo tipo di coppe venivano prodotte attraverso una soffiatura libera, mentre le costolature erano ottenute tramite l’uso di pinze (cfr. Czurda Ruth 1979, cit. pp. 43-44; Bacchelli 1996, cit., p. 26); oppure, secondo l'altra ipotesi, veniva soffiato il bolo sino ad ottenere una “sagoma”, sottoposta ad una successiva soffiatura in stampo, che aveva le baccellature in negativo; in questo modo il filamento vitreo si dilatava progressivamente con il corpo della coppa, estratta dallo stampo, veniva di nuovo soffiata liberamente e rifinita (cfr. Biaggio Simona 1991, cit., pp. 72-73). L'inizio della produzione delle zarte rippenschalen si fa risalire all'età augustea, ma il momento di maggior espansione si ha in periodo tiberiano-claudio, poi decresce nella seconda metà del I d.C. e si arresta all’inizio del II sec. d.C. Queste coppe sono diffuse principalmente in tre aree: il territorio del Ticino, la valle del Reno e in particolar modo la zona di Aquileia con i territori danubiani e la costa dalmata; recentemente è stata individuata una quarta area nella Narbonese e nel bacino del Rodano (cfr. Larese 2004, cit., p. 20 con bib.). In Veneto le maggiori aree di concentrazione sono il veronese e la zona di Adria (cfr. Larese 2004, cit., fig. 41).

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