Mussolini e la Pietà di Palestrina: un caso di propaganda fascista

Arte e giochi di potere
a cura di Dalila Segoni, pubblicato il 05/02/2021

All'interno del fondo Ministero della Pubblica Istruzione, è conservata una serie di fotografie dedicata alla rimozione e al trasporto del celebre gruppo scultoreo della Pietà di Palestrina. L'evento, messo a punto nel novembre del 1938, ebbe come oggetto il trasferimento dell'opera presso la sua attuale collocazione, ossia alle Gallerie dell'Accademia a Firenze. Approfondendo questa vicenda, gli studiosi si sono ben presto resi conto che non si trattò di un semplice spostamento, ma di trame politiche e mosse di propaganda sprigionate dal regime fascista per ottenere consenso dalla popolazione italiana.

Regia Soprintendenza ai Monumenti del Lazio, Chiesa di S. Rosalia, Cappella funeraria Barberini, Pietà di Palestrina, oggi nella Galleria dell'Accademia di Firenze, trasporto, 1939-1940, gelatina ai sali d'argento, MPI6099513 Fondo MPI, Archivi Fotografici ICCD
Regia Soprintendenza ai Monumenti del Lazio, Chiesa di S. Rosalia, Cappella funeraria Barberini, Pietà di Palestrina, oggi nella Galleria dell'Accademia di Firenze, trasporto, 1939-1940, gelatina ai sali d'argento, MPI6099513

 

«Un capolavoro di Michelangelo è donato all'Italia dal Duce, offerta devota a Lui di un cittadino che vuole tacere anche il proprio nome». Con queste parole, Pietro Toesca (1877 - 1962) - uno dei maggiori storici dell'arte italiani - commentava in un suo articolo nel 1938 apparso sulla rivista "Le Arti", lo spostamento della magnifica scultura un tempo attribuita a Michelangelo. La storia di questo gruppo scultoreo è infatti controversa e ancora da ricostruire con certezza: dalla posizione originaria presso la chiesa di Santa Rosalia a Palestrina, nel 1938 fu distaccata e trasferita a Firenze, presso il Museo del Rinascimento; oggi conosciuto con il nome di "Gallerie dell'Accademia". Non si è trattato di un semplice spostamento, ma di un vero e proprio affare di Stato; infatti, dietro questo episodio sono state identificate delle vicende economiche e dei giochi di potere che hanno visto protagonisti non solo la famiglia Barberini - depositaria della ricca collezione di famiglia - ma lo stesso Benito Mussolini, in qualità di capo dello Stato italiano.

La scultura è composta di tre figure: la Madonna sorregge il corpo senza vita del Cristo, mentre sul lato destro vi è una figura di non semplice riconoscimento. A causa dei tratti delicati, gli studiosi hanno proposto Maria Maddalena o San Giovanni Evangelista. L'opera presenta uno stato di lavorazione abbozzato, non ultimato. Per questo motivo, fin da subito fu attribuita all'ultimo periodo di Michelangelo. Sappiamo infatti, che nell’estremo periodo di vita, il grande artista toscano era solito lasciare in una forma indefinita le sue opere scultoree. Purtroppo però, nessun documento e nessun biografo parlano della scultura in questione; per questo motivo, fu messa in discussione la sua paternità e molti studiosi si rifiutarono di accettare l'ipotesi che l'opera possa essere stata realizzata da Michelangelo. Ad oggi, si trova nelle Gallerie dell'Accademia ma è stata eliminata dal catalogo dell'artista.