La Puglia tra cinema e memoria: “La nave bianca” e la Casa Rossa

a cura di Paola Diomede, pubblicato il 28/02/2023

A.Cirello, locandina de “I fantasmi del mare” di Francesco De Robertis, 1948, manifesto su carta Mediateca Regionale Pugliese, Puglia Digital Library
A.Cirello, locandina de “I fantasmi del mare” di Francesco De Robertis, 1948, manifesto su carta

A fare da sfondo a uno dei film più importanti del periodo bellico italiano, ritenuto anticipatore del neorealismo, c’è la città di Taranto.  La battaglia di Capo Teulada (1940) ispirò infatti la sceneggiatura del film “La nave bianca” (1941) diretto dall’ esordiente Roberto Rossellini con la supervisione di Francesco De Robertis. Il film costituisce la prima parte di una trilogia che continua con “Un pilota ritorna” (1942) e “L’uomo dalla croce” (1943). “La nave bianca” è stato il primo film sonoro girato in Puglia. Le riprese ritraggono l’area portuale della città di Taranto prima degli importanti bombardamenti inglesi. Nelle scene si riconoscono perfettamente il ponte girevole e il Castello Aragonese.

 

In pieno clima neorealista post bellico, nel 1948, Francesco De Robertis dirige in Puglia il suo quarto film: “I fantasmi del mare". Il film fu interamente girato in un set allestito nell’Arsenale Militare Marittimo di Taranto. Nella Mediateca Regionale Pugliese è conservato uno dei movie poster che porta la firma di A. Ciriello.

 

A fare da contraltare alle navi e agli arsenali della Marina Militare Italiana, tra la fine degli anni ’40 e gli inizi degli anni ’50, nella storia del cinema girato in Puglia, ci sono i luoghi della memoria.

 

A raccontare il viaggio clandestino per la Palestina di un gruppo di ebrei scampati ai campi di concentramento tedeschi e in transito dalla Puglia, c’è il film “Il grido della Terra” (1948) di Duilio Coletti. La regia, ispirata al coevo neorealismo, vede nel campo di raccolta dei profughi ebrei, effettivamente allestito a Palese, l’ambiente reale della prima parte del film fino all’imbarco dei profughi. Ad attenderli in Palestina vi sono i vicoli della città vecchia di Bari che simulano gli antichi abitati di Gerusalemme e Haifa.

Il racconto al femminile nei luoghi della memoria si deve al regista ungherese Geza von Radvanyi che, nel suo “Donne senza nome- Le indesiderabili” (1950) raccontò le vicende di Anna Petrovic, una giovane vedova jugoslava in attesa di un bimbo, e di altre donne provenienti da varie parti d’Europa all’interno della Casa Rossa di Alberobello.