L'Allegoria della Vittoria coronante i monumenti ai caduti del Friuli Venezia Giulia

a cura di Natascia Del Moro, pubblicato il 01/07/2016

Molteplici sono le tipologie dei monumenti ai caduti disseminate in Friuli Venezia Giulia: dalle lapidi ed i semplici cippi, privi di qualsivoglia decorazione ma ricchi di valore simbolico, a delle vere e proprie opere d'arte, coronate da simbologie intrinseche al loro stesso significato, ovvero rendere il degno omaggio agli Eroi caduti per la Patria. 

II bronzetto di Pompei in un’incisione di Eugene Delacroix, 1798-186 (da ARTSTOR_103_41822003284005). http://iccd.beniculturali.it/getFile.php?id=4576
II bronzetto di Pompei in un’incisione di Eugene Delacroix, 1798-186 (da ARTSTOR_103_41822003284005).

Nella maggior parte dei monumenti friulani ricorre l'Allegoria della Vittoria, interpretata come donna alata vestita all'antica oppure con il simbolo dell'aquila, solitamente ad ali spiegate. Spesso nei monumenti dei paesi più piccoli e poveri, ma che comunque ritenevano doveroso rendere omaggio ai propri caduti, viene posta a coronamento di una semplice colonna una scultura dalle fattezze di un'aquila, animale simbolo della Vittoria e della forza, ma anche della stessa regione Friuli fin dall'XI secolo, quando nacque lo storico principato friulano Patria del Friuli (Patrie dal Friûl) sotto il controllo del Patriarcato di Aquileia. La Vittoria viene altresì raffigurata come una figura femminile alata e sovente abbigliata all'antica, come dea greca o romana: gli scultori ne fanno simbolo di forza, speranza e gloria onorando gli Eroi caduti per la Patria. Diversi scultori friulani furono chiamati o scelsero di rappresentare allegoricamente la Vittoria alata: Francesco Ellero nel semplice ma significativo monumento ai caduti di Latisana (Udine), il famoso medaglista e scultore Aurelio Mistruzzi nei monumenti realizzati per Cividale del Friuli, San Daniele del Friuli e Manzano (tutti in provincia di Udine). Della Vittoria alata originaria del monumento di Manzano non rimane più traccia, poichè venne fusa per necessità belliche durante il secondo conflitto mondiale: lo scultore Max Piccini negli anni '50 fu incaricato di riprodurla, ma in fattezze ridotte rispetto all'originale del Mistruzzi (Peruzzi W., "Manzano Storia e Folclore", 1984). Nonostante siano prevalentemente riconducibili a fabbri, scalpellini o artisti minori, alcune sculture raffiguranti l'aquila vittoriosa sono in realtà attribuite a scultori abbastanza affermati in regione, come Leone Morandini (monumenti di Cividale del Friuli e Prepotto), Celeste Pochero nel monumento di Forni Avoltri (tutte località in provincia di Udine); Aloisius Scandolo ad Aviano e Mansueto Bergamasco nel monumento di Claut (entrambi i comuni in provincia di Pordenone). Il già citato scultore Francesco Ellero si distingue dalle classiche e quasi seriali raffigurazioni di aquile nel monumento di Sagrado (Gorizia) in cui interpreta i rigorosi dettami imposti dall'arte fascista scolpendo un'aquila austera che trasmette sentimenti di potenza ed inflessibilità. L'artista Vittorio Celotti, invece, unisce entrambe le simbologie nel monumento ai caduti di Brugnera (Pordenone), eseguito negli anni 1920/22, in cui la semplice ma aggraziata figura femminile della Vittoria alata emerge dalla piatta stele lapidea il cui vertice è sormontato da un aquila ad ali spiegate stringente una bandiera fra gli artigli.

Bibliografia

G. Bini, E. Fantin (a cura di), La prima Guerra mondiale nel 90° della fine. Un itinerario della memoria fra il Carso e il Tagliamento, fra le Diocesi di Udine e Concordia-Pordenone 1918-2008, 2008

Peruzzi W, Manzano Storia e Folclore, 1984

Terzariol G., Vittorio Celotti scultore, 1866 - 1942, 2006