Vendemmia Gallo: trasporto dell'uva dalla vigna alla cantina (bene semplice)

In un vigneto a pergolato due uomini caricano delle cassette in plastica piene di uva appena vendemmiata sul rimorchio di un trattore. Il proprietario della vigna carica le cassette sul lato destro del rimorchio, l’operaio agricolo sul lato sinistro. Entrambi compiono le stesse operazioni: si abbassano per raccogliere una cassetta, la sollevano, la pongono sul rimorchio e, infine, la sistemano incastrandola alle altre già presenti. Successivamente, anche l’operaio agricolo si sposta sul lato destro del rimorchio e aiuta il proprietario della vigna a sollevare una cassetta, tenendone una maniglia ciascuno, e a porla sul rimorchio. I due uomini ripetono la stessa operazione con un’altra cassetta. Poi, mentre il proprietario della vigna sale sul trattore, a cui è stato agganciato un rimorchio, e lo avvia, l’operaio agricolo, dopo aver caricato un'ulteriore cassetta sul mezzo già in movimento, cammina accanto al rimorchio, assicurandosi che le cassette d’uva ivi contenute non cadano. Quindi, conducendo il trattore tra due filari del vigneto, i due uomini raggiungono lo spazio antistante un capanno agricolo, dove si trova un furgone parcheggiato. Qui trasbordano le cassette, a braccia, dal rimorchio del trattore al furgone. Successivamente scaricano le stesse dal furgone, parcheggiato in un vicolo urbano, portandole dentro una cantina, che si apre dalla parte opposta della strada, una cassetta alla volta, sostenendola ciascuno per una maniglia. Quindi, sistemano le cassette in cantina, impilandole l’una sull’altra

  • OGGETTO Vendemmia Gallo: trasporto dell'uva dalla vigna alla cantina
  • CLASSIFICAZIONE TECNICHE
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Tra i recipienti più diffusi per la raccolta e il trasporto dell’uva si trovano certamente le cassette impilabili in plastica. Queste, infatti, consentono di sfruttare in modo più razionale lo spazio sul rimorchio o sul furgone e presentano il vantaggio di poter essere impiegate sia per la raccolta sia per il trasporto dell’uva. Per il passato sono documentate altre tipologie di recipienti: panieri o canestri in vimini e dal manico rotondo, ovale o rettangolare; gerle in vimini con cinghie per portarle sulle spalle; secchi in rame o latta (poi anche in plastica); bigonce da portare sul dorso, sulle spalle o sulla nuca; cassette basse e rettangolari (BIBR: SCHEUERMEIER 1980, pp. 153-156). Nel trasporto delle cassette contenenti l'uva vendemmiata, i due uomini dimostrano una grande abilità, tanto nel condurre il trattore nell’esiguo spazio delimitato dai filari, quanto nell’accompagnare il carico delle cassette sul rimorchio, prestando particolare attenzione alle caratteristiche del suolo giacché sono proprio queste a determinare l’adozione di particolari andature. Nonostante l’impiego di un mezzo meccanico, quale il trattore, i protagonisti del processo lavorativo sono i corpi e i gesti degli operatori, la cui competenza, esperienza e manualità sono l’esito di un processo di apprendimento avvenuto in un contesto tradizionale. Il sapere tecnico tradizionale è un sapere implicito nel fare, cioè un sapere che “quasi esclusivamente nel fare è capace di esplicitarsi” (BIBR: ANGIONI 1989, p. 47), così come “nel fare e dal fare altrui si è appreso, senza o con pochissimo spazio per il discorso esplicito, per la riflessione formalizzata” (BIBR: ANGIONI 1989, p. 43). Come rilevabile nell’azione operativa di F. G., si ha a che fare con un sapere operativo che è caratterizzato dall’assenza di “discorso tecnico, come momento separato, separabile, indipendente, preliminare o successivo all’operare” (BIBR: ANGIONI 1989, p. 46). È ciò che Angioni (1989) definisce “ragionamento tecnico, cioè un modo di agire, un mezzo di azione sulla natura: “non insegna qualcosa sulla natura ma, essendo un mezzo per agire sulla natura, è un insieme di concetti che si traducono in mezzi per agire, concetti operativi” (BIBR: ANGIONI 1989, p. 45). Infatti, per ciò che attiene all’impiego del trattore e del furgone, si rileva come questi mezzi vengano utilizzati in alternanza secondo le loro proprie specificità. Il trattore, infatti, sia per l’andatura che consente di mantenere sia per la sua capacità di rispettare il suolo su cui si muove, si configura come il mezzo di trasporto più idoneo alle operazioni da fare in vigna. Queste stesse caratteristiche, però, lo rendono poco adatto agli spostamenti su strade asfaltate, per le quali è preferibile il furgone. Si rileva, quindi, come pur nell’impiego di mezzi meccanici, le vere protagoniste del procedimento lavorativo siano la competenza e l’esperienza del vignaiolo. Il trattore e il furgone, pur avendo soppiantato da molto tempo i precedenti sistemi a trazione animale, non hanno eliminato l’azione diretta degli uomini, che prevede comunque un impiego bilanciato della forza delle braccia. Per lo svolgimento dei processi di vinificazione a livello familiare, l’uva viene trasportata in cantine private. Queste, a seconda dei casi, possono essere edifici in muratura, spazi sotterranei scavati nella roccia o cavità naturali. La cantina è spesso “uno spazio infossato, mezzo sotterraneo, fresco e buio [...]; può essere però anche un normale locale al pianterreno” (BIBR: SCHEUERMEIER 1980, p. 170). In determinate zone d’Italia si trovano anche cantine sotterranee, la cui realizzazione è resa possibile dalle caratteristiche geologiche delle rocce: l’arenaria e il tufo, ad esempio, sono facilmente scavabili. Nella zona collinare del Piemonte, a sud del Po, per esempio, vi sono “paesi il cui sottosuolo è tutto un traforo di cantine ricavate artificialmente” (BIBR: SCHEUERMEIER 1980, p. 170). Anche nel Lazio e nella Toscana meridionale si scavano cantine e stalle nel tufo. Lungo la costa adriatica, dalle Puglie fino alla Romagna, accanto “alla cantina in superficie” (BIBR: SCHEUERMEIER 1980, p. 170), ne esiste una scavata nella roccia. Nelle Prealpi piemontesi, ticinesi e lombarde, sebbene la roccia non sia facilmente scavabile, ci sono molte possibilità di utilizzare cavità naturali o artificiali ai piedi di pareti rocciose. Questo genere di cantine sono note per la loro stabilità termica, che permette un’ottima conservazione del vino. Le cantine sotterranee assumono, soprattutto nel Ticino, la denominazione di “crotti” (BIBR: SCHEUERMEIER 1980, p. 170). In Italia, sono molte le località che rinviano ai “crotti”: Grotta, Grotti, Grotte, Grottole, solo per citarne alcune. Presumibilmente questi nomi stanno a indicare che in quelle zone, in passato, le caverne costituivano abitazioni umane o luoghi di culto. Particolarmente significativi, in questo senso, sono i Sassi e il Parco delle chiese rupestri di Matera
  • TIPOLOGIA SCHEDA Beni demoetnoantropologici immateriali
  • LUOGO DI RILEVAMENTO Europa, ITALIA, Basilicata, MT, Pomarico, Matera - Irsina, Pomarico (MT) - Basilicata , ITALIA
  • ALTRA OCCASIONE agricoltura
  • AUTORE DELLA FOTOGRAFIA Di Paolo, Emanuele
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 1700206432
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio della Basilicata
  • ENTE SCHEDATORE Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione
  • DATA DI COMPILAZIONE 2022
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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