La Basilica di Santa Maria di Collemaggio

L'urgenza di ricostruire
a cura di Milena Russo

Gravemente danneggiata dal sisma del 2009 per il crollo della parte absidale, la Basilica di Santa Maria di Collemaggio a L’Aquila – tra i simboli più rappresentativi dell’identità cittadina – è oggi un esempio di ricostruzione post-sisma in tutta Europa, peraltro riconosciuto nell’edizione 2020 dei prestigiosissimi European Heritage Awards per la vittoria del premio nella categoria Conservazione.


dal Catalogo

Collemaggio è uno di quei luoghi che la comunità attende con ansia quando si parla di ricostruzione post-sisma. Dalla metà del 1300 L’Aquila ha infatti convissuto con una lunga storia di terremoti, che ne hanno profondamente modificato l’assetto. L’ultimo, il 6 aprile 2009, ha procurato ingenti danni alla Basilica, per il crollo di numerose sue parti all’incrocio tra la navata e il transetto.

Lo straordinario lavoro di restauro, finanziato da Eni e condotto, in due soli anni, dalla Soprintendenza ai beni architettonici e paesaggistici d’Abruzzo, ha tuttavia restituito a Collemaggio tutta la sua bellezza, vincendo peraltro l’autorevole Premio Europeo del Patrimonio 2020 nella categoria Conservazione. Dopo una prima fase di progettazione cominciata nel 2013, cui hanno collaborato l’Università dell’Aquila, di Roma – Sapienza – e il Politecnico di Milano, i lavori sono andati avanti a ritmi serrati fino al 2017, quando la Basilica fu riaperta ai fedeli, accelerando l’andamento di una ripresa già lentamente avviata.

La Basilica di Santa Maria di Collemaggio non rappresenta, infatti, solo una delle chiese più importanti e simboliche della città dell’Aquila e dell’intero Abruzzo, ma è anche un luogo di forte aggregazione sociale per gli aquilani, che nel Parco del Sole, su uno sfondo in pietra a motivi rossi e bianchi, disegnato per tre caratteristici rosoni – risparmiati, fortunatamente, dall’ultimo sisma –, conservano molti dei loro ricordi.

Il progetto di restauro ha altresì garantito ogni anno l’accessibilità alla Basilica, nel rispetto di quel peculiare e sacro evento ad essa strettamente connesso: fondata nel 1287 per volere di Pietro da Morrone – qui incoronato Papa con il nome di Celestino V il 29 agosto 1294, dopo una lunga e solitaria permanenza presso l’Eremo di Sant’Onofrio al Morrone – e dichiarata monumento nazionale nel 1902, la Basilica di Santa Maria di Collemaggio è sede di un giubileo annuale, il primo della storia, istituito dallo stesso Celestino con la Bolla del Perdono un mese dopo la sua elezione. L’evento, oggi noto con il nome di Perdonanza Celestiniana, è classificato dall'Unesco tra i patrimoni orali e immateriali dell'umanità.

Se ne propone il racconto attraverso le numerose testimonianze fotografiche che negli anni hanno immortalato la Basilica, il ricordo dell’edizione 2019 – a dieci anni dal sisma – e l’impegno per il recupero di questo organismo, animato dall’accorato affetto degli aquilani.

Veduta dal basso dell'Eremo di Sant'Onofrio al Morrone. Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione - #scenedaunpatrimonio
Veduta dal basso dell'Eremo di Sant'Onofrio al Morrone.

La Basilica di Santa Maria di Collemaggio nel 2017, pochi giorni dopo la riapertura dal restauro vincitore del "Premio Europeo del Patrimonio 2020". Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione - #scenedaunpatrimonio
La Basilica di Santa Maria di Collemaggio nel 2017, pochi giorni dopo la riapertura dal restauro vincitore del "Premio Europeo del Patrimonio 2020".

L'edizione 2019 della Perdonanza Celestiniana, a dieci anni dal sisma. Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione - #scenedaunpatrimonio
L'edizione 2019 della Perdonanza Celestiniana, a dieci anni dal sisma.

Bibliografia in rete

Eni, 11/01/2021 (LINK)