Lozzo di Cadore, Rive del Brodevin, CAV I, F.12, 34.1 (area ad uso funerario necropoli)

Lozzo Di Cadore, post 700 a.C - ca 375 d.C

La necropoli di Riva del Brodevin (Lozzo di Cadore) fu scavata nel 1881 da Francesco Barnabò, maestro elementare del paese cadorino, in un’area che aveva dato rinvenimenti casuali di contesti sepolcrali già nel 1851, 1852 e 1868. Lo scavo fu condotto in estensione e permise di mettere in luce due distinte fasi di necropoli divise stratigraficamente da uno spessore di ghiaia della potenza di 30-50 cm. I materiali sono purtroppo stati dispersi con la Prima Guerra Mondiale, ma la descrizione dei materiali che Ghirardini fa nel 1883 permette di collocare la necropoli più antica ad un periodo che va dal VII fino al IV sec. a.C.; a causa del cattivo stato di conservazione dei reperti la fase romana può essere datata solo in base ai ritrovamenti monetali e sarebbe stata in uso dall’epoca augustea fino a Valentiniano I (364-375 d.C.). Alla necropoli protostorica appartengono 77 tombe a cremazione, con ossuario in ceramica o bronzo contenuto in cassetta litica coperta da un tumuletto di ciottoli sul quale era infissa una stele anepigrafe (in un solo caso la lastra sepolcrale recava un'iscrizione in caratteri venetici). Tra i materiali di corredo, in molti casi di notevole pregio e fattura, si segnalano fibule con ambra e pasta vitrea, numerose situle frammentarie, un’intera panoplia celtica e altre armi defunzionalizzate, mentre pochi sono i reperti fittili. Della necropoli romana si sono invece scavate 140 tombe: si tratta di tombe ad incinerazione, per lo più con olla ossuario in un pozzetto spesso coperto da una lastra litica. Il pessimo stato di conservazione dei reperti recuperati costringe ad affidarsi per la datazione ai soli rinvenimenti monetali che collocano la necropoli tra la fine del I sec. a.C. e la seconda metà del IV sec. d.C

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