insediamento

Vernole, SECOLI/ ARCHI DI SECOLI/ IV a.C.-I d.C

L’area risulta frequentata sporadicamente già nell’età del Ferro (XII-IX secolo a.C., 1200-800 a.C.), ma le attestazioni maggiori sono quelle relative a una fattoria fortificata (dotata di mura e altri apprestamenti di difesa), frequentata in un periodo compreso tra età ellenistica e prima età romana, tra IV e III secolo a.C. e, dopo un’interruzione di circa trent’anni, occupata ininterrottamente sino al I secolo d.C. In questo lungo arco di tempo la fattoria di Pozzo Seccato ha funzionato come centro di riferimento per le attività legate all’agricoltura e alla pastorizia del territorio circostante. Allo stato attuale delle conoscenze la fattoria rappresenta un unicum all’interno della Messapia: è infatti l’unico insediamento rurale fortificato attualmente noto. Il sito era cinto da una poderosa cerchia di mura di forma rettangolare dello spessore di circa quattro metri, che misurava 72 metri circa sui lati lunghi, quelli orientati nord-sud, e 67 circa su quelli corti, orientati est-ovest. Le fortificazioni chiudevano un’area di circa mezzo ettaro (5000 metri quadrati) e probabilmente raggiungevano un’altezza compresa tra i quattro e i sei metri. La tecnica edilizia era simile a quelle delle altre fortificazioni messapiche coeve (Muro Leccese, Lupiae, Rudiae, Manduria): i paramenti esterni erano realizzati con grandi blocchi rettangolari mentre la parte interna era realizzata con pietre di piccole e medie dimensioni messe in opera a secco. Alcuni blocchi del paramento esterno del lato nord portavano incise delle lettere in greco o messapico e sono stati interpretati come segni di cava o di montaggio. La fattoria ha un unico ingresso situato sul lato est, quello orientato verso il mare, di cui sono ancora visibili parti dei due stipiti; l’attenzione alla difesa è testimoniata dalla realizzazione dell’accesso: il tratto sudorientale della mura, quello immediatamente accanto alla porta, si presenta, infatti, avanzato di circa quattro metri rispetto al tratto nordoccidentale e alla soglia stessa, in modo da creare un restringimento della superficie esposta all’attacco e lasciando scoperto il lato sinistro degli aggressori, ossia quello dello scudo. Un altro accorgimento relativo alla difesa della fattoria era la presenza, sempre sullo stesso lato, di un ambiente quadrato esterno al perimetro delle fortificazioni che è stato interpretato come posto di guardia. L’area chiusa dalle mura era organizzata con una pianificata separazione delle attività domestica e produttiva. Sul lato ovest, infatti, è stato individuato un grande edificio a forma di L composto da numerosi vani quadrangolari allineati in senso est-ovest, comunicanti con un grande cortile a sud; della struttura restano i muri di fondazione realizzati con grandi blocchi in calcare squadrati. L’edificio è stato utilizzato per tutto il III secolo a.C. e, dopo una breve interruzione, è stato occupato ininterrottamente dalla metà del II secolo a.C. sino al I secolo d.C.. L’articolazione interna dell’edificio è stata parzialmente individuata. Presso l’angolo nord-ovest è stato individuato un ambiente destinato al banchetto, al quale si accedeva da un vestibolo pavimentato con lastre di calcare. Il vano sud-est, invece, è stato interpretato come una cucina: ha forma quadrangolare ed al suo interno sono stati individuati due focolari e suppellettili da cucina come vasi in ceramica da fuoco (realizzati con impasti refrattari che li rendevano adatti al contatto con fonti di calore); accanto a questo ambiente un altro di minori dimensioni, interpretato come magazzino. Le attività produttive erano concentrate sul lato ovest della fattoria. In quest’area, infatti, è stato individuato un edificio rettangolare di grandi dimensioni (circa 17 x 8 metri), interpretato come granaio, costruito con la medesima tecnica dell’edificio principale; all’interno non erano presenti divisioni ed era accessibile da un ampio varco di cui si conserva la grande soglia rettangolare

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