Necropoli di Monte Luna (area ad uso funerario necropoli)

Senorbì, post VI a.C - ca V-I a.C

La presenza umana nel sito è documentata a partire dall’età preistorica in un arco cronologico compreso tra la fine del IV e gli inizi del II millennio a.C. Sulla parte sommitale del rilievo collinare, in seguito a prospezioni di superficie effettuate nel 1968, si individuarono infatti tracce consistenti di un insediamento capannicolo (frammenti fittili, industria litica in ossidiana e selce, manufatti in osso, ciottoli fluviali, resti di pasto) oltre a una serie di grotticelle funerarie (domus de janas), funzionali all’abitato, aperte su piccole scarpate lungo il versante nord occidentale del colle e in gran parte devastate da fattori naturali e antropici. Lungo i versanti orientale e meridionale di Monte Luna si sviluppa invece l’area funeraria di età punica connessa all’abitato, individuato sul colle Santu Teru, localizzato a poche decine di metri a ovest della stessa. La disposizione delle tombe, scavate sul banco di roccia in calcare marnoso, non sembra seguire un uniforme orientamento, piuttosto risulta condizionata dall’andamento del costone roccioso. La coltivazione di una cava sul lato orientale del colle ha inoltre distrutto un numero imprecisato di sepolture, di alcune delle quali si scorgono ancora i tagli sul banco di roccia. Le indagini di scavo effettuate a più riprese nell’area hanno consentito di riportare in luce 120 tombe di cui una parte sono risultate già scavate e depredate dei corredi. Le tipologia tombale maggiormente attestata è quella a camera ipogeica con pozzetto d’accesso e cella laterale aperta sul lato breve del vano d’entrata, tuttavia sono presenti anche alcune varianti relative sia alla modalità di accesso sia alla camera funeraria. I pozzi, la cui profondità è compresa da 1 a 6 metri, hanno pianta rettangolare o trapezoidale e pareti verticali o lievemente rastremate verso l’alto su cui sono praticate alcune tacche o riseghe che servivano a facilitare la discesa e la risalita dei fossori. Alle camere funerarie, costituite da cella singola o doppia a sviluppo rettilineo, si accede attraverso un portello rettangolare chiuso da una lastra litica o, in misura minore, da un muretto realizzato con pietre e lastrine legate con malta di fango. Le celle hanno generalmente pianta trapezoidale o rettangolare, pareti verticali, pavimento e soffitto orizzontale, più raramente quest’ultimo si presenta a spioventi o a botte. In alcune camere si conservano sulle pareti tracce di decorazioni a bande, a linee, a festoni o geometriche dipinte in rosso, in altri casi, più comunemente, sono presenti nicchie rettangolari, mentre meno documentata ma non assente sembra l’esistenza di bancali laterali per la deposizione del defunto o di vaschette votive inserite nel pavimento. Accanto a tale tipologia, oltre a una meno attestata variante strutturale caratterizzata più semplicemente dal pozzo rettangolare sul cui fondo stava il vano per la sepoltura, sono documentate tombe a fossa terragna semplice, a fossa dotate di gradini sulle pareti, a cassone con lastre di rivestimento in calcare, a loculo e, in numero considerevole, deposizioni entro anfora (enchitrismós). I dati di scavo sembrano documentare, almeno per le tombe più superficiali, la presenza di signacula (cippi o tumuli troncopiramidali) che indicavano la sepoltura. Relativamente ai corredi rinvenuti considerevole per quantità e qualità è la presenza di ceramica vascolare di produzione attica e peninsulare, di amuleti realizzati con vari materiali, di scarabei e sigilli in diaspro verde, corniola e calcedonio con motivi iconografici sia di tipo egittizzante che di tradizione greca. A tali classi di materiale si aggiunge inoltre una nutrita serie di gioielli in bronzo, argento e oro di raffinata fattura punica o di produzione magno-greca che testimoniano la rilevante circolazione di oggetti di lusso anche nelle aree interne dell’isola. La fase di utilizzo della necropoli in età romana, durata circa cinque secoli, è attestata nel costone meridionale in un settore circoscritto prossimo alla base del colle in cui, negli strati superficiali del terreno, le indagini archeologiche hanno consentito di individuare numerose tombe in gran parte già sconvolte da lavori agricoli e scavi non autorizzati. Le tipologie tombali maggiormente documentate si riferiscono prevalentemente a tombe a fossa terragna e a cassone che attestano il rituale dell’inumazione; meno frequente sembra essere l’utilizzo della cista litica (è stato indagato un solo esemplare) o di contenitori fittili per la deposizione dei cremati. I corredi recuperati dalle dieci sepolture ancora integre al momento dello scavo e i reperti rinvenuti fuori contesto consentono di inquadrare l’utilizzo dell’area funeraria tra i secoli II a.C. e III-IV d.C

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