centro storico, pianificato, Filadelfia, Castelmonardo (denominazione storica, XVIII secolo), Castro Manardi (denominazione storica, XIV secolo), Castel Menardo (denominazione storica) (XVIII)

Filadelfia, post 1783 - post 1783

Dopo il terremoto del 1783 i superstiti, rifugiatisi sul Piano della Gorna, posero la prima pietra per la ricostruzione della città col nuovo nome benaugurale di "Filadelfia" ("Fraterna dilezione") a sigillare il patto fra tutte le classi della cittadinanza che ne era stata l'origine. Durante l'assemblea costituente nacque anche lo stemma di Filadelfia: due mani, di cui una guantata, che si stringono. L'ansia di dimenticare il caos provocato dal sisma, suggerì, in più parti, di riconsiderare gli antichi canoni urbanistici greci prima e romani poi, a maglia ortogonale. La forma spontaneamente proposta fu la più semplice: un quadrato, poi articolato come croce greca, con una piazza centrale e quattro quadranti identici suddivisi in lotti di uguali dimensioni, tagliati da quattro assi che finiscono con quattro porte. L'unica variabilità stava nella porzione di spazio assegnata a ciascuno, in funzione della collocazione sociale. Su ciascuna delle quattro aree in cui fu divisa la città sorse una chiesa: Santa Barbara, San Teodoro, San Francesco e la Madonna del Carmine. Il progetto della cittadina, rigidamente squadrato, rifletteva le idee di ispirazione illuminista dei padri fondatori. Il nome Filadelfia "amico fraterno", fu proposto da Giovanni Andrea Serrao e richiama gli ideali di fratellanza universale. La pianta fu disegnata come una perfetta croce greca dai cui bracci partivano i classici assi ortogonali del Cardo e del Decumano. Essa asce da un progetto tardoilluminista assolutamente ignoto alla cultura locale del tempo e importato dalla metropoli. Una piccola città quadrata, con al centro posta la piazza più grande, un quadrato di 5625 mq. Questa struttura rigidamente geometrica distribuita tra due assi ortogonali, fece definire Filadelfia "il paese dell'utopia realizzata" e la sua nascita rappresentò il trionfo dell'illuminismo e della società moderna. Altra caratteristica straordinaria di Filadelfia sono le corti interne alle case, piccoli vicoli tra una casa e l'altra che finiscono in un cortile interno aperto e soleggiato usato spesso come giardino comune, una piazzetta privata, di forma anch'essa quadrata che riflette in piccolo in maniera speculare la realtà razionale geometrica della città nel suo insieme. Preziose isole verdi nel cuore delle case

  • OGGETTO centro storico pianificato
  • CARATTERI AMBIENTALI Filadelfia è un comune della provincia di Vibo Valentia con una estensione territoriale di 30,5 kmq, posto quasi al centro della penisola calabrese. Godendo di un vasto orizzonte in ogni direzione è delimitato a est dalla Serra settentrionale, si allunga a nord verso il piano di Scarro, a ovest il paesaggio collinare si adagia su una fascia di territorio pianeggiante (Piana dell’Angitola e di Curinga) e declina verso il mare Tirreno (Golfo di Sant'Eufemia), a sud delimitano i confini le incisioni del fiume Angitola. Il paesaggio è molto variegato, con frequenti e profonde incisioni, corsi d’acqua a carattere torrentizio, sorgenti perenni, terreni cristallini a monte, sedimentari ed erodibili a valle. CARATTERI AMBIENTALI: il centro di Filadelfia sorge su un vasto complesso di para gneiss e scisti quarzoso-biotitici-granatiferi, localmente con sottili intercalazioni di calcari cristallini e bande di ortogneiss granitoidi, dioritici e anfibolici. Le rocce di questo complesso presentano un'elevata resistenza all'erosione e bassa permeabilità, tranne che nelle zone di fratturazione e degradazione del materiale
  • LOCALIZZAZIONE Filadelfia (VV) - Calabria , ITALIA
  • INDIRIZZO Corso Italia, Filadelfia (VV)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Dopo l'invasione dei Normanni e l'istituzione dei feudi, venne potenziato il Castrum bizantino con il Castello o rocca, che prese il nome del primo feudatario Mainardi, come risulta dalla fonte della Diocesi di Squillace, cui appartenevano a quel tempo, il 1056 d.C., le terre. Durante lo scorrere dei secoli, tramite le carte ufficiali dei documenti di archivio, ritroviamo la denominazione del paese di Castelli Mainardi, tramutata in Castrimenardi, Castro Magnardo, Castelli Minardi, Castelminardo e Castello Monardo. Dopo l'invasione dei Normanni e l'istituzione dei feudi, venne potenziato il Castrum bizantino con il Castello o rocca, che prese il nome del primo feudatario Mainardi, come risulta dalla fonte della Diocesi di Squillace, cui appartenevano a quel tempo, il 1056 d.C., le terre. Questo toponimo rimase invariato per diversi secoli, specificatamente fino a dopo il terremoto del 1783. I superstiti si rifugiarono su un Pianoro non molto distante dai ruderi del Castrum, decidendo di ricostruire una nuova città col nuovo nome benaugurale di "Filadelfia" ("Fraterna dilezione") a sigillare il patto fra tutte le classi della cittadinanza che ne era stata l'origine. L'assemblea fu tenuta il 16 Aprile 1783 e nacque anche lo stemma di Filadelfia: due mani, di cui una guantata, che si stringono. Con il passaggio del potere dalla dinastia normanna a quella angioina, nel 1252, il feudo dei Mainardi fu dato a Pietro II Ruffo Conte di Catanzaro. La nobile famiglia conservò il beneficio al 1469, con la sola eccezione dell'investitura di Federico Lancia (1254-1266) e intervallato dalla demanializzazione (1445-1462). Antonio Centelles, titolare beneficiario e Barone del Feudo (perché marito di donna Enrichetta, ultima discendente del Gran Conte di Catanzaro), dopo aver subito vari tentativi di defraudazione, nel 1469 perde definitivamente i feudi e la libertà con la cattura e la repressione dei baroni. Il feudo di Castel Mainardo passa successivamente a diversi beneficiari, tra cui il De Nobile, il Savelli ed il De Tricio. Nel 1534 Carlo V, vittorioso sui francesi, destituì il franco De Tricio e passò l'investitura ad Ettore Pignatelli, la cui Casata conservò la baronia fino al 1806, anno in cui Re Giuseppe Bonaparte abolì il feudalesimo istituendo libero comune. Già a partire dai primi terremoti del 1659, molte abitazioni furono abbandonate da parte dei notabili dell'epoca e dagli artigiani facoltosi. La distruzione delle costruzioni sul colle iniziò nel 1658 per completarsi nel 1783. Specificatamente dal 5 febbraio al 29 marzo 1783 le numerose e concentrate scosse telluriche distrussero più di 200 centri calabresi, provocando migliaia di vittime e oltre un milione di senzatetto. Castel Mainardo venne completamente rasa al suolo. Dopo l'ultima decisiva scossa, del 29 Marzo 1783, i superstiti, rifugiatisi sul Piano della Gorna, decisero all'unanimità degli aventi diritto al voto (i soli rappresentanti del I e del II ceto, con l'esclusione quindi dei contadini) di porvi la prima pietra per la ricostruzione della città col nuovo nome benaugurale di "Filadelfia" ("Fraterna dilezione") a sigillare il patto fra tutte le classi della cittadinanza che ne era stata l'origine. L'assemblea fu tenuta il 16 Aprile e nacque anche lo stemma di Filadelfia: due mani, di cui una guantata, che si stringono. L'ansia di dimenticare il caos provocato dal sisma, suggerì, in più parti, di riconsiderare gli antichi canoni urbanistici greci prima e romani poi, a maglia ortogonale. La forma spontaneamente proposta fu la più semplice: un quadrato, poi articolato come croce greca, con una piazza centrale e quattro quadranti identici suddivisi in lotti di uguali dimensioni, tagliati da quattro assi che finiscono con quattro porte. L'unica variabilità stava nella porzione di spazio assegnata a ciascuno, in funzione della collocazione sociale. Dopo l'Assemblea dei cittadini, la cerimonia quasi sacrale della fondazione della città, con l'aratro e poi la spartizione dei lotti mantenendo nella differenziazione dell'area assegnata la gerarchia sociale. Su ciascuna delle 4 aree in cui fu divisa la città sorse una chiesa: Santa Barbara, San Teodoro, San Francesco e la Madonna del Carmine. All'interno delle Chiese di San Francesco e della Madonna del Carmine si possono ancora ammirare pitture e statue provenienti dal vecchio paese distrutto dal terremoto. Il Re Giuseppe Bonaparte sopprime i feudi. Filadelfia da Università baronale si tramuta in libero Comune. L'amministrazione passa al neo-fondato Decurionato. Il brigantaggio filo-borbonico acuisce la sua lotta contro la Dinastia francese. Filadefia conosce la fercia di Mandali, Catania e Silico. Giuseppe Ricciardi si ribella a Re Ferdinando. Le truppe degli insorti, capitanate dal Generale Stocco, scelgono Filafelfia per la sede del quartiere generale. Con la sconfitta subita al ponte delle Grazie di Curinga e l'uccisione dei rivoltosi, Filadelfia viene rioccupa dai regi. Nel mese di Ottobre del 1860 Re Francesco II perde il trono. Termina così il Regno del Sud. Intanto la borghesia rurale si impadronisce pacificatamente dei beni della manomorta ecclesiastica e del demanio feudale. I cenni storici di Filadelfia, dal 1860 ad oggi, rispecchiano per sommi capi la situazione calabrese. Il primo decennio savoiardo (1861-1871) fu caratterizzato dalla dilazione del brigantaggio, che solo l'intervento militare pose fine. Il differente stadio socio-economico, tra Nord e Sud, in questi anni è ancor più acuito. Dal 1876 al 1911 Filadelfia subisce una grande ondata migratoria verso le Americhe. Poi vive il coinvolgento della prima e della seconda guerra mondiale. Tutto questo ha influito nettamente sull'andamento demografico del paese che solo dopo la seconda metà dello scorso secolo vede un aumento percentuale
  • TIPOLOGIA SCHEDA Scheda anagrafica
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà mista
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 1800177774
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Reggio Calabria e la provincia di Vibo Valentia
  • ENTE SCHEDATORE Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione
  • DOCUMENTAZIONE GRAFICA (1)
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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