centro storico, di pianura, pianificato, a scacchiera, Oppido Mamertina, Oppido Vecchio (denominazione storica), Oppidum (denominazione storica) (XVIII)

Oppido Mamertina, post 1783 - post 1783

Dopo il terremoto del 1783 Oppido Mamertina venne integralmente progettata e ricostruita, su una superficie più ampia e meno acclive, in contrada Tuba, su progetto degli ingegneri Winspeare e La Vega, i quali idearono per la nuova costruzione un modernissimo tracciato con strade lunghe e larghe, dritte e perpendicolari. E’ stata realizzata con un impianto urbanistico piuttosto regolare, conformato a scacchiera, con diverse piazze e ampie vie rettilinee, come le due principali arterie cittadine, cioè: il Corso Vittorio Emanuele II e la Via Garibaldi, che si presentano parallele tra loro. Dopo il disastroso terremoto del 1787, si procedette alla sostituzione delle baracche (costruzioni provvisorie in legno) con edifici in pietre o mattoni legati dalla calce. I vari nobili, costruirono il loro palazzi ai lati della grande piazza Mercato o lungo quello che era allora l'asse principale

  • OGGETTO centro storico di pianura, pianificato, a scacchiera
  • CARATTERI AMBIENTALI Il centro di Oppido Mamertina è ubicato, sul versante Tirrenico della Calabria Meridionale, a ovest del massiccio aspromontano e a Sud del fiume Petrace
  • LOCALIZZAZIONE Oppido Mamertina (RC) - Calabria , ITALIA
  • INDIRIZZO Piazza C. Barca, Oppido Mamertina (RC)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il 5 febbraio del 1783, alle ore 13.00 circa, la città di Oppido, sita nell’altopiano di Melle, dopo quasi sette secoli e mezzo di vita, venne completamente distrutta dal terremoto. L’epicentro del sisma fu proprio Oppido, trovandosi sulla cosiddetta faglia di Gioia. Non essendoci all’epoca veloci mezzi di comunicazione, la notizia arrivò a Corte non prima del 14 febbraio. Il governo Borbonico, corse subito ai ripari con opportuni interventi. Fu così che giunsero nei luoghi colpiti dal terremoto soldati, ingegneri, geologi impegnati alla ricostruzione. Il progetto della nuova città venne redatto dagli ingegneri Antonio Winspeare e Francesco La Vega, su incarico del Pignatelli, arrivati ad Oppido circa tre mesi dopo il grave evento. I due ingegneri, trovandosi sul posto si resero conto della situazione in cui versava il centro antico. Decisero quindi che una ricostruzione sull’originario sito sarebbe stata piuttosto pericolosa, per cui anche se lontana dalla vecchia sede, la scelta ricadde nella cosiddetta Tuba di Oppido, che dista dal paese distrutto due miglia, in quanto era l’unico posto che avesse i requisiti necessari per la fondazione del nuovo centro, con la promessa agli abitanti che vi sarebbero tornati. Di particolare intralcio, alla sistemazione della nuova Oppido, fu l’opera di coloro che non volevano abbandonare le loro terre. Tutto questo portò a sanguinose risse che richiesero l’aiuto dei soldati. Ma prima di provvedere alla nuova pianta del paese, gli ingegneri si preoccuparono di realizzare i baraccamenti. Progettarono strade sufficientemente larghe e fra loro incrociate ad angoli retti, allineando a queste le baracche per evitare il rischio di incendi. Il 24 maggio arrivò alla Tuba il Vicario Generale D. Pignatelli, impegnato a sovrintendere alla riparazione e ricostruzione degli abitati, il quale acconsentì allo spostamento della popolazione. Gli Oppidesi, furono così costretti ad abbandonare per sempre l’antico borgo. Il 16 novembre del 1894, a distanza di ben 111 anni dal sisma del 1783, un forte movimento tellurico colpisce la Calabria. Tra i centri più danneggiati dal terremoto vi è anche Oppido Mamertina. Per volere del Sindaco, Gaetano Zerbi, il capo d’Arte Francesco Pisani tracciò una relazione sui danni subiti dal patrimonio abitativo. Dei diversi fabbricati ispezionati, nessuno uscì completamente indenne dall’evento sismico, anche in conseguenza delle ripetute scosse. Lesioni più o meno gravi le subirono tutti. Facendo un conto esatto dei danni, il funzionario, indicò con 112 le case abitabili o leggermente lesionate e in 45 quelle considerate inabitabili in tutto o in parte, prima delle opportune riparazioni. I danni maggiori si sono riscontrati soprattutto nella Cattedrale e nell’Ospedale. Accaduto l’inevitabile, il sindaco si diede subito da fare per sopperire ai vari bisogni della popolazione, reperendo tra l’altro il legname necessario per la realizzazione di ricoveri provvisori. Molte furono le città del nord che contribuirono agli aiuti, allestendo baracche in legname. Il merito spetta principalmente al Comitato torinese, che nel luogo dove sorge il Comune realizzò il Padiglione Torino. L’esigenza di costruire le baracche, comportò però dei rischi notevoli per l’insorgere di incendi, tra i quali quello del 25 marzo del 1798, del 7 settembre del 1887 e quello del 22 aprile del 1900. Un anno dopo il terremoto si incominciò a pensare al superamento della provvisorietà. Il 5 ottobre 1896, si procedette ad una fase successiva post-terremoto che comportò lo smontaggio delle baracche, la vendita del materiale e l’obbligo del pagamento del fitto dei terreni con la restituzione dei suoli ai rispettivi proprietari. Il 28 dicembre del 1908, alle ore 05.15 un ennesimo terremoto distrusse diversi centri del Messinese e del Reggino. Dopo appena tre anni dall’ultimo sisma, Oppido Mamertina si trova a dover affrontare una nuova emergenza. Come per i terremoti precedenti, anche in quello del 1908 non mancarono gli aiuti da parte delle comunità del Nord Italia. I danni causati al patrimonio edilizio furono ingenti, sia per quanto riguardava gli edifici pubblici che quelli ecclesiastici. Gli imponenti palazzi attorno alla piazza Umberto I, subirono notevoli danni, tanto che con l’arrivo dei militari si procedette alla demolizione dei piani più alti e alla costruzione delle baracche. Le demolizioni, iniziate nell’immediatezza, si sono protratte per vari anni. Il primo passo però fu quello di provvedere alla realizzazione di rifugi provvisori. Ecco allora sorgere in zone pianeggianti al di fuori del centro abitato, i baraccamenti. Le baracche costruite in legname d’abete, erano circa 200, per ognuna delle quali era prevista una dimensione di m 4x8, con pareti alte m 2,40. La copertura era realizzata in lamiera ondulata di zinco. Le baracche furono costruite seguendo un piano regolatore, il quale prevedeva ampie strade. Dovevano essere completate entro 40 giorni e consegnate a solo titolo di uso temporaneo e revocabile, essendo di assoluta proprietà governativa. In base ad una legge del 13 luglio del 1910, il Sindaco avrebbe potuto revocare, entro dieci giorni, le concessioni ai detentori che non le abitavano avendo la possibilità di trasferirsi in altro locale. Una serie di sfratti avvenne il 29 luglio del 1914. Altro problema, tra il 1911 ed il 1913, relativo alle baracche fu rappresentato dal mancato versamento del canone. Ad Oppido Mamertina, necessitavano oltre ai baraccamenti, anche la realizzazione di lavori impellenti quali: impianti fognari e condotte di acque potabili
  • TIPOLOGIA SCHEDA Scheda anagrafica
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà mista
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 1800177803
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Reggio Calabria e la provincia di Vibo Valentia
  • ENTE SCHEDATORE Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione
  • DOCUMENTAZIONE GRAFICA (1)
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  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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