Masserie in Terra d'Otranto

XXI

Il testimone privilegiato racconta delle masserie come centri socio-economici in cui c'era una concetrazione di servizi: il frantoio per la produzione dell’olio, il mulino per la produzione di farina, la cappella per lo svolgimento delle funzioni religiose, i grandi capannoni in cui si faceva il tabacco. Chi non poteva permettersi di costruire la masseria, possedeva la pajara a forma di trullo o la lamia che finiva con il tetto rettangolare. La costruzione della lamia consentiva un sistema di raccolta dell'acqua piovana e aveva accanto la stalla per gli animali. Solo l'estate i contadini stazionavano in campagna. La crisi dell'agricoltura, legata all’impiego della manodopera giovanile nelle fabbriche o negli studi, comporta l’abbandono delle architetture rurali; tuttavia, coloro che erano rimasti attivi nelle attività rurali, a partire dagli anni '80, divengono pionieri nello sviluppo di un’idea di ripopolamento della campagna attraverso due elementi che da sempre avevano contraddistinto la civiltà contadina: l'ospitalità e il dare da mangiare. Così nascono gli agriturismi, la cui prima citazione (alloggi agroturistici) risale alla legge-quadro sul turismo del 1983 (Legge 17 maggio 1983, n. 217). Oltre gli agriturismi, si dà vita agli agricampeggi e all’agricoltura multifunzionale con la possibilità di effettuare anche attività sportive, ricreative e inclusive

  • OGGETTO masserie in terra d'otranto
  • CLASSIFICAZIONE LETTERATURA ORALE NON FORMALIZZATA
  • LOCALIZZAZIONE Tricase (LE)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Fattorie messapiche (Vaste), ville rustiche romane (Felline), strutture difensive di età bizantina o longobarda, casali medioevali e borghi quattrocenteschi fanno spesso da sostrato alle successive realizzazioni dei complessi masserizi e non di rado, proprio nei paesi delle antiche masserie è possibile rintracciare segni di antiche frequentazioni ed in alcuni casi anche della centuriazione romana. Il patrimonio delle masserie si fonda quindi su radici molto antiche ed in molti casi il passaggio da masseria a casale e viceversa è molto ben percepibile. Il termine “masseria”, in dialetto salentino #massaria# deriva dal latino “massa”: insieme di fondi, blocco di immobili rurali; (BIBR: DAQUINO, 2001, p. 3-10) secondo Luigi Ponzi il termine deriva dall’unione di due parole dell’idioma celtico: “mas” che significa campagna e “er” che vuol dire abitazione. (BIBR: Ponzi, 1981, p.99) Il sistema delle masserie, sviluppatosi a partire dal XIV sec., costituisce il tessuto connettivo dell’architettura rurale e, assieme ai muretti in pietra a secco e all’ulivo, l’elemento caratterizzante del paesaggio agrario salentino. (…) Modelli di una civiltà contadina impregnata su arcaiche forme di vita precapitalistica nonché strutture agrofondiarie e modi di organizzazione sociale ed economica dello spazio rurale. (BIBR: DAQUINO, 2001, p. 3-10) La masserie includevano una certa estensione di terreno, spesso più di cento ettari, che rappresentava la “dote” della masseria stessa; l’importanza di quest’ultima aumentava con l’aumentare della quantità di ettari di terreno. Pertanto all’inizio si ebbe lo sfruttamento del terreno come pascolo, poi si estese alla cerealicoltura e infine in vigneto, oliveto o tabacchicoltura. (BIBR: Ponzi, 1981, p.99)
  • TIPOLOGIA SCHEDA Modulo informativo
  • AUTORE DELLA FOTOGRAFIA Ricchiuto, Ornella
    Ricchiuto, Giuseppe
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 16-ICCD_MODI_6487722592861
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Brindisi e Lecce
  • ENTE SCHEDATORE Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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