Carri trionfali, trofei e macchine belliche
dipinto,
ca 1591 - ca 1595
Dondi Ludovico (attribuito)
notizie prima metà XVII secolo
Affresco strappato e montato su pannello. Copia della seconda tela del ciclo "Trionfi di Cesare"
- OGGETTO dipinto
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MATERIA E TECNICA
intonaco/ pittura a fresco
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ATTRIBUZIONI
Dondi Ludovico (attribuito)
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Palazzo S. Sebastiano
- INDIRIZZO Largo XXIV Maggio, 12, Mantova (MN)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Gli affreschi costituiscono un unico, per quanto eterogeneo, blocco di affreschi, strappati nel 1939 per interessamento di Alessandro Luzio e a spese di Prassitele Piccinini. Di sua proprietà è l'edificio, Palazzo Petrozzani, in cui i murali vengono scoperti; lo stesso Piccinini li dona al Museo di Palazzo Ducale che oggi ne conserva solo una parte: due pannelli si trovano infatti in ambienti della Prefettura cittadina mentre tutto il ciclo con copie dai Trionfi di Cesare è dal 2002 esposto in Palazzo San Sebastiano, ove nel Cinquecento sono stati gli originali del Mantegna, oggi nella Orangery di Hampton Court.Gli affreschi provenienti da Palazzo Petrozzani sono di controversa cronologia: tanto quelli rappresentanti Figure allegoriche (inv. 749-753), quanto le copie dei Trionfi di Cesare (inv. 740-748). Va inoltre detto subito - anticipando quanto tra breve dimostrerò - che il primo gruppo di affreschi non è omogeneo: difatti gli inv. 751-753 non provengono dallo stesso ambiente dei 749-750, nonostante Ozzola li schedi assieme, ma sono anzi, più probabilmente, avanzi dello stesso ambiente da cui provengono i Trionfi.Le vicende dell'edificio forniscono elementi utili a dirimere la complessa questione cronologica di questi murali; la storia dello stabile si può ricostruire con una certa precisione grazie agli scritti di Francesco Negri Ciriaci (1664, I, pp. 461-461), il quale l'affronta da un punto di vista legale. Vincenzo Malatesta intenta un processo per mancato rispetto del fidecommisso cui Carlo Malatesta lega l'edificio nel suo testamento (contr. Registrazioni Notarili, 1579, cc. 969v, codicillo, 970v-971r, testamento). Lo stabile viene però venduto dal suo erede Sigismondo Malatesta, forse nel 1588, a Tullo Petrozzani. Il 1591 costituisce quindi un termine post quem per la decorazione, poiché lo stemma suddetto appartiene certamente alla stessa superficie pittorica delle Allegorie; esso coincide inoltre con quel 1588 offerto dal Negri Ciriaci, quale data d'acquisto dello stabile da parte del Petrozzani. Questi ha evidentemente sistemato il salone principale facendolo affrescare negli anni subito a seguire. Vale la pena ricordare che l'oratorio di San Lorenzino, annesso alla fabbrica, è eretto nel 1590 e consacrato l'anno seguente. La committenza di Tullo va posta, in accordo con la Suitner (1986, p. 27), al 1591-1595, propendendo per il primo termine. Gli altri strappi qui analizzati non provengono dallo stesso ambiente, ma forse da una stanza attigua: le decorazioni superstiti del palazzo Petrozzani non mostrano tracce collegabili con sicurezza ai Trionfi di Cesare, ma è probabile che l'ambiente da cui essi vengono sia una stanza adiacente al salone principale e ora quasi priva di decorazione sulle pareti. Gli affreschi provenienti dal salone sono ritenuti da Barbacci e Giannantoni (1939, p. 618) possibili opere del Viani; Luzio (1940, p. 28) li crede invece della scuola di Giulio Romano o del Leonbruno, quindi ben anteriori alla metà del secolo. Ozzola (1949, nn. 298-302; 1953, nn. 298-302) e Paccagnini (1973, p. [52]) più genericamente li assegnano alla "scuola mantovana" del XVI secolo e solo nel 1986 la Suitner, a conclusione della miglior analisi sinora dedicata alle pitture del salone, le attribuisce a Ippolito Andreasi, l'Andreasino. La studiosa in verità suggerisce che nel salone siano stati impiegati due diversi artisti, per una disomogeneità di stile nelle varie composizioni che, a mio parere, non va oltre le normali oscillazioni qualitative di un lavoro di bottega. L'attribuzione all'Andreasino dei nostri due affreschi è accolta dall'unanimità da diversi studiosi.Mi pare impossibile che l'Andreasino sia l'autore delle pitture, per assoluta incompatibilità stilistica con le sue opere; attorno al 1590 si data il suo intervento alla Galvagnina di Moglia e di qualche anno più tarda è l'Annunciazione di Viadana (1602), che presentano tutt'altro lessico pittorico. Stupisce nelle pitture di Palazzo Petrozzani un gusto quasi neo-raffaellesco: le figure appoggiate sul frontone ricordano gli affreschi di Santa Maria della Pace e le maestose Virtù sono ancora legate alle imprese vaticane. Anche l'architettura che fa da quinta scenica ha poco del capzioso Manierismo della seconda metà del secolo e nulla della pittura di Lorenzo Costa il Giovane. Sorprende a questo punto constatare il discreto livello qualitativo del pittore che ha lavorato nel salone Petrozzani e anche, credo, in un'altra saletta dello stesso appartamento, laddove s'intravedono delle cariatidi canefore. CONTINUA NEL CAMPO OSS
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Stato
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0300151995-1
- NUMERO D'INVENTARIO St. 740
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Cremona, Lodi e Mantova
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici per le province di Mantova Brescia e Cremona
- DATA DI COMPILAZIONE 2010
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DATA DI AGGIORNAMENTO
2009
2013
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0