Soggetto assente

monumento ai caduti a monumento-ossario,

L’imponente monumento-ossario è ubicato all’interno della cerchia muraria del cimitero monumentale di Brescia, detto vantiniano dal nome del suo progettista. Nello specifico, esso si colloca nel riquadro a sinistra del lungo viale che porta dalla cancellata d’ingresso al cimitero vero e proprio. L’edificio poggia su un basamento di blocchi marmorei, alto 80 cm, ed è così strutturato. Vi è un corpo centrale a pianta ottagonale, nel quale è anche la cappella per la celebrazione del rito religioso ed il lapidario ai morti nella Grande guerra del Comune di Brescia. Da esso si dipartono 2 ali rettangolari ripiegate, richiamanti un porticato, e comunicanti con la parte posteriore per mezzo di 2 passaggi, sotto altrettante arcate. Il corpo centrale è sovrastato da un ampio tiburio ottagonale, il quale è sormontato da un breve tamburo cilindrico. La struttura, all’esterno, presenta 19 nicchie, parte destinate ad ossario, parte atte ad accogliere epigrafi commemorative. I colombari che accolgono i resti di 3.230 militari italiani sono distribuiti su 54 pareti: 16 nell’ala sinistra, 16 nell’ala destra, 22 nella cappella centrale (17 extra, 5 intra). Essi si sviluppano sempre su 14 file, fino ad una altezza di 5 metri, mentre ogni loculo ha le seguenti dimensioni: cm 30 X 30 X 60 di profondità. Per ogni deceduto sono specificati: grado, cognome, nome ed eventuali ricompense a valore (ma sono escluse le croci al merito con motivazione, le croci al valore, gli encomi solenni e le promozioni per merito di guerra). Nella prima nicchia interna dell’ala sinistra è scolpito il testo della dichiarazione di guerra del 24 maggio 1915, mentre in quella speculare dell’ala destra, è riportato il testo del bollettino Diaz del 4 novembre 1918. Nella prima nicchia esterna dell’ala di destra sono ricordati i militari bresciani deceduti nel corso della prigionia nel Terzo Reich, mentre in quella speculare dell’ala sinistra sono commemorati i reparti italiani che combatterono sul fronte russo dal 1941 al 1943. All’interno della cappella, su 6 facciate sono riportati i nomi dei circa 1.100 cittadini di Brescia morti nel corso della Grande guerra: nella nicchia a sinistra, i cognomi dalla A alla G, in quella a destra, i cognomi dalla G alla Z. Essi sono tutti in ordine alfabetico, ma i decorati di medaglie d’oro, argento e bronzo al valore sono raggruppati a sé nella nicchia a sinistra. Per tutti sono specificati: grado, cognome, nome. Al centro dell’ottagono vi è un modesto altare, molto semplice, in marmo grigio, come il pavimento, con 4 candelabri in bronzo. La cappella è chiusa da un poderoso cancello in ferro, installato nel 2021 per cura di 2 associazioni culturali (Capitolium e Associazione Storica Cime e Trincee). Nell’ala sinistra è presente un vano, cui si accede dal retro del monumento. Nel corso del sopralluogo vi si sono rinvenute fotografie di soldati bresciani deceduti nel conflitto 1940-1945. Davanti al monumento-ossario, nel terreno è la tomba di Tito Speri, mentre tutto all’intorno vi sono una decina di monumenti/lapidi a vari reparti dell’esercito o associazioni combattentistiche/d’arma

  • OGGETTO monumento ai caduti a monumento-ossario
  • MATERIA E TECNICA ferro/ battitura
    bronzo/ fusione
    marmo grigio
    marmo botticino
    marmo di Mazzano
  • ATTRIBUZIONI Prati, Oscar (attribuito): architetto
  • LOCALIZZAZIONE cimitero pubblico
  • INDIRIZZO Via Milano, Brescia (BS)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Questo monumento-ossario svolge una duplice funzione: quella di monumento ai cittadini di Brescia morti nella Grande guerra e quella, preminente, di ossario ai militari, bresciani e non, deceduti per cause di guerra nelle unità sanitarie stanziate nel Bresciano. La sua storia è piuttosto articolata e lunga. Durante la guerra tutta la provincia di Brescia fu dichiarata zona di guerra. Solo una parte assai limitata fu inclusa nella zona delle operazioni, con combattimenti effettivi ma limitati, mentre tutto il restante costituì zona di retrovia, ambito delle intendenze della Prima e poi della Settima armata, ospitante innumeri unità sanitarie. In queste ultime si spensero alcune migliaia di militari, feriti o malati sul fronte Trentino occidentale (ma anche su altri fronti) ovvero ammalatisi (specie di spagnola) mentre erano dislocati nel Bresciano con i propri reparti. Nel capoluogo, come in tutti gli altri Comuni, i deceduti venivano tumulati nel cimitero locale, secondo le norme di legge; a 10 anni dal decesso, sempre secondo le norme vigenti, avrebbero potuto essere estumulati per finire nell’ossario comune. Dal 1922, però, a carico dello Stato iniziarono le traslazioni dei morti dalla ex zona di guerra verso i cimiteri aviti sparsi in tutta Italia, qualora i familiari ne avessero fatto esplicita richiesta. Nel gennaio del 1925 dal vantiniano, con una imponentissima cerimonia, partirono per l’Italia tutta circa 200 salme; ma ne restavano ancora 1.500 circa. Verso la fine di quell’anno, in una serie di ipotesi di lavori per sistemare il grande camposanto si previde che in un futuro non lontano si sarebbe eretto un ossario ad hoc per tutti i militari ancora qui sepolti, né più né meno come era avvenuto in tutta Italia per i morti nelle battaglie del Risorgimento e come stava succedendo su alcuni celebri campi di battaglia dell’ultima guerra. Nel 1927, nell’ambito della progettazione dell’ordinamento definitivo dei sepolcreti nella ex zona di guerra, il generale Giovanni Faracovi, comandante l’Ufficio Centrale per la Cura e le Onoranze alle Salme dei Caduti in Guerra con sede in Padova, incontrò il Podestà di Brescia. Vi fu l’accordo di massima per l’erezione di un ossario. L’anno dopo, Faracovi tornò a Brescia e sottopose 2 progetti, ma si convenne che nessuno dei 2 si adattava alle caratteristiche del luogo. Sicché il Podestà affidò la progettazione all’Ufficio tecnico del municipio. Proprio nel 1928 aveva vinto il concorso di capo-tecnico l’architetto Oscar Prati, oriundo di Modena e allievo di Marcello Piacentini. Costui si mise all’opera, e stese un primo progetto, che però fu cassato dall’Ufficio di Padova perché prevedeva una cripta sotterranea, mentre i colombari dovevano essere tutti a piano di campagna. Prati modificò di nuovo il progetto, che fu pronto alla fine del 1930, proprio mentre veniva iniziata la nuova cancellata monumentale del cimitero, opera sempre del Prati. Nell’agosto del 1931 iniziarono i lavori. Prati fu coadiuvato dall’ing. Francesco Fantoni, del medesimo suo ufficio, e dal prof. Cocconelli per la progettazione; dall’impresa Baiguera & Cis per i lavori; dalle ditte fratelli Lombardi di Rezzato e Pietro Favetti di Aurisina per il materiale litico; dalla ditta Perani per i bronzi e dalla ditta Cibaldi per il cancello d’ingresso. L’opera, conclusa nel corso del 1932, costò 1.100.000 lire, delle quali il 45% a carico del Comune di Brescia, mentre il restante a carico dello Stato. Nella nuova opera sarebbero confluiti non solo i morti sepolti al vantiniano ma anche quelli – circa 1.700 – presenti in 47 località bresciane e 2 trentine. Le esumazioni iniziarono al principio del 1932, e talvolta assunsero dimensioni piuttosto rilevanti, come a Chiari, da cui partirono per Brescia 108 salme. Le cassette con i resti in attesa dell’ultima dimora, furono provvisoriamente stoccate nel Pantheon del cimitero. I morti inumati, secondo il Ministero della Difesa, ammontano a 3.230, i nomi dei quali sono oggi riportati all’url http://www.pietrigrandeguerra.it. L’ossario, però, funse anche da monumento agli oltre 1.000 cittadini di Brescia morti nella Grande guerra. Si tratta d’una vexata quaestio. Già nel novembre del 1915 era sorto nel cimitero un obelisco commemorativo, progettato dall’ing. Camillo Arcangeli ed eseguito da Virginio Cavalleri, con epigrafi del prof. Demetrio Ondei, ma nessuno, allora immaginava il volume che avrebbero raggiunto i decessi. Dal 1919 fu il caos. Le frazioni ed i quartieri della città agirono in autonomia, talvolta concretizzando anche ricordi pregevoli come alla Stocchetta, a Volta, alle Fornaci o alla Badia; alfine furono una quindicina le lapidi o i monumenti sorti. Nel 1920, l’Associazione Nazionale Combattenti di Brescia lanciò l’idea di un monumento costituito da una fondazione di utilità pubblica, ma non se ne fece nulla. Nel 1925 ci fu persino chi proponeva di riedificare ex novo una torre medievale presso il duomo vecchio (la “rotonda”), da adibire a monumento. Nel frattempo, però, era sorta l’Istituzione della memoria, romantica iniziativa del poeta bresciano Angelo Canossi: le innumeri colonne del chiostro medievale dei S.S. Cosma e Damiano avrebbero riportato i nomi dei morti bresciani, di città e provincia; qui fu la sede ufficiale dei riti patriottici per quasi un ventennio (oggi il luogo è sede di una RSA). Mancava, però, un manufatto creato ex novo e ad hoc. Quando fu decisa la costruzione dell’ossario il podestà Calzoni ebbe l’intuizione di usufruirne anche come monumento per i bresciani caduti in guerra. Sicché nella cappella centrale fu approntato un impressionante lapidario che accolse circa 1.100 nominativi, i quali oggi si possono consultare su un elenco dattiloscritto conservato nella Biblioteca Queriniana. Il monumento-ossario, fu teatro di 2 manifestazioni patriottiche come il 4 novembre 1932 ed il 24 maggio 1933, ma esso fu inaugurato ufficialmente domenica 10 settembre 1933 alla presenza del Principe Umberto di Savoia, con una grandiosa cerimonia. Il monumento richiama in modo palese lo stile adottato da Piacentini, del quale Prati era allievo, ossia la fusione tra il classicismo ed il razionalismo. In un importante articolo a firma del Prati, egli fornì alcuni dettagli chiave sull’opera sua. Le “sepolture si direbbero concepite in tono minore; volutamente sobrie e poco appariscenti per non turbare la solenne euritmia dell’assieme. Non si prova senso di tristezza nel cimitero di Brescia […]”. Egli era “d’avviso che i Caduti per la Patria non si devono onorare con le lacrime; essi non sono morti per noi, vivono e vivranno per sempre nella nostra memoria”. Infine, sull’assenza di fregi, decori o simboli, egli sostenne che aveva “voluto esprimere il mio concetto con dei volumi, […]. Forse la mia è presunzione, ma mi è sembrato che lo scopo per il quale l’ossario è stato creato, fosse evidente di per se stesso, anche senza trofei d’armi di sapore quarantottesco, e senza le maschere di combattenti arcigne sotto l’elmetto e le daghe e le corone d’alloro. E poi non vedevo neppure particolari sculturali in una architettura così squadrata”. Come si vede, in queste parole vi sono tutti i concetti che soprintesero a quasi tutti i grandi ossari costruiti dal 1930 al 1939, in cui si manifestarono anche gli indizi di una nuova concezione del rapporto fra l’Uomo e la Morte. Fonti e bibliografia. “Brixia. Illustrazione Popolare Bresciana”, 1915, n. 68. Per un ricordo ai Caduti di Brescia, “Il Cittadino di Brescia”, 2-4-1920. In un trionfo di riconoscente pietà il popolo bresciano onora i Morti per la Patria, “La Provincia di Brescia”, 13-1-1925. Problemi artistico-patriottici, “Il Cittadino di Brescia”, 12-7-1925. Al campo dei morti. Ampliamenti e riforme, “Il Cittadino di Brescia”, 1-11-1925. La nuova cancellata all’ingresso del cimitero. Il maestoso ossario per le salme dei Caduti, “Il Popolo di Brescia”, 21-11-1930. La sistemazione delle salme dei caduti in guerra, “Sòm Amò Chéi”, a. I (1931), n. 7. Esumazione salme caduti, “Sòm Amò Chéi”, a. II (1932), n. 2. L’Ossario dei Caduti in guerra, “Il Popolo di Brescia” (s.d. ma inverno 1932). Il Monumento-Ossario per i Caduti sepolti nei Cimiteri di Brescia e Provincia, “Sòm Amò Chéi”, a. II (1932), n. 4. O. Prati, L’ossario dei caduti, in “Brescia. Rassegna Mensile Illustrata”, a. V (1932), n. 9, pp. 70-73. Il nuovo Ossario del Vantiniano tomba di tremiladuecento eroi, “Il Popolo di Brescia”, 26-10-1932. L’ Ossario del Vantiniano, tomba di 3.200 eroi sarà inaugurato domenica alla presenza dei Principi di Piemonte, “Italia Nostra”, a. III (1933), n. 8. Il popolo bresciano alla presenza del Principe Umberto consacra con riti di fede l’Ossario dei Caduti e il monumento ai “Lupi”, “Il Popolo di Brescia”, 12-10-1933. La giornata bresciana del Principe di Piemonte, "Brescia. Rassegna mensile illustrata", anno VI (1933), n. 9, pp. 13-16 Albo d’oro dei caduti - 1915-1918 - Brescia e provincia, dattiloscritto e rilegato c/o Biblioteca Queriniana. Ministero della Difesa, Ai caduti di tutte le guerre, Stab. Fotomeccanico, Roma 1950. “Enciclopedia Bresciana”, Tonale, ad vocem. E. Cerutti, “Fecero di petti gagliardi insormontabile barriera”. Percezioni delle morte e sepolcreti (1870-1940), in F. Bianchi – G. Vecchio (a cura di), Chiese e popoli delle Venezie nella Grande Guerra, Viella, Roma 2016, pp. 99-130
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0303275054
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Bergamo e Brescia
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Bergamo e Brescia
  • ISCRIZIONI corpo centrale, esterno, fronte del primo tamburo - AI CADUTI / PER LA PATRIA // - Lonati, Vincenzo -
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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