Ancona Miniscalchi. Sacrificio di Isacco, tra due donatori della famiglia Miniscalchi, detto Ancona Miniscalchi

ancona ca 1520 - ca 1520

L’ancona, con la sua cornice di derivazione classica, tripartita da pilastri ornati a candelabre, presenta nello scomparto centrale la scena del sacrificio di Isacco. Ai lati, due donatori a figura intera: a sinistra, una nobildonna e, a destra, un gentiluomo appartenenti alla famiglia Miniscalchi, come indicato dai due stemmi inseriti nel fregio della trabeazione spezzata sopra i pilastri interni. La nobildonna porta due collane sontuose, una ornata di perle con un pendente di rubino, l’altra, d'oro e rubini. Il gentiluomo è vestito alla veneziana con una toga patrizia rossa foderata di pelliccia, a maniche molto larghe, un berretto nero e una stola di broccato d’oro che porta sulla spalla destra

  • OGGETTO ancona
  • MATERIA E TECNICA tavola/ tecnica mista
  • ATTRIBUZIONI Bonfanti Liberale Detto Liberale Da Verona (1445 Ca./ 1527 ?)
  • LOCALIZZAZIONE Museo di Castelvecchio
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE L’attuale ricostruzione del complesso, di cui manca tutto il basamento della cornice, è basata sulla combinazione delle altezze delle parti superstiti dei pilastri e fa credere che i pannelli dipinti siano stati raccorciati in basso di circa 21 centimetri. L’intera superficie ha sofferto per puliture eccessive, specialmente sui visi dei committenti e nella figura di Isacco. Osservato che questa fu ridipinta più piccola (cfr. Avena 1947), in un intervento di restauro molto discutibile, eseguito prima della foto Alinari del 1965, questo secondo Isacco venne rimosso per far apparire la versione precedente e più grande. Come però rivelano diverse foto, entrambe le varianti sono da considerare autografe. Nella prima stesura, ora visibile, Liberale seguì fedelmente l’esempio montagnesco; la seconda era o un pentimento oppure una correzione richiesta dai committenti (si veda l’illustrazione in Del Bravo 1967, p. CCIV). Secondo Avena (1947) la pala fu donata al Museo dal conte Mario Miniscalchi Erizzo nel 1946, ma l’azione sembra essersi conclusa solo un anno dopo (lettera di Avena al sindaco di Verona Aldo Fedeli, 25 luglio 1947, AMC). Non esistono informazioni convalidate né sulla provenienza precedente, né sulla destinazione originaria. Si deve a Pierpaolo Brugnoli la segnalazione, a sua volta ricevuta da un custode della Fondazione Miniscalchi, secondo cui la pala proveniva dalla chiesa di San Zeno in Mozzo (Mozzecane), a pochi chilometri da Villafranca di Verona. Dato che i Miniscalchi vi erano proprietari di terreni e di una villa, questa notizia pare credibile anche se le visite pastorali non menzionano un altare del genere, forse perché la chiesa non fu la prima destinazione dell’opera (cfr. "Riforma pretridentina" 1989, II, p. 880, 15 ottobre 1530). Altrettanto dubbia è l’identificazione dei donatori fornita da Avena (1947, e lettera citata), probabilmente su indicazione dell’ultimo conte Mario: «Francesco Miniscalchi, il committente dell’altare omonimo a S. Anastasia e una sua sorella». Secondo le ricerche sulla cappella Miniscalchi pubblicate da Maria Teresa Cuppini (1966-1967) fu Alvise di Leonardo Miniscalchi invece del fratello più giovane Francesco a dirigere, tra il 1491 e il 1517, la progettazione e la realizzazione della cappella di famiglia. Nel 1491 e 1496 venne pagato anche Liberale «per uno dessegno de la Cappella». Un altro legame tra la stessa generazione dei Miniscalchi e l’artista è documentato dal fatto che Liberale aveva dipinto prima del 1487 «una figura beati Sebastiani» (probabilmente quello già a Berlino, proveniente da Verona) per Alessandro di Zenone Miniscalchi, cugino di Alvise e Francesco (Danzi 1997, pp. 238 e 240; per la genealogia della famiglia vedi il ms. 2224 di Carlo Carinelli alla BCVr). Poiché il trittico è dipinto interamente a pennellate larghe, nella maniera adoperata da Liberale durante l’ultimo decennio della sua attività, cioè intorno al 1520 e dopo, è difficile identificare il donatore di mezza età con uno dei tre patriarchi nominati, i quali allora erano o molto anziani o morti. Hans-Joachim Eberhardt (2010, pp. 233-235) proponeva che la donatrice, sicuramente nubile considerata l'assenza del copricapo, giocasse il ruolo più importante per la committenza dell’opera, e può darsi che fosse la sorella del nobile di fronte, come già ipotizzato da Avena. Entrambi i personaggi Miniscalchi si mostrano, seppur fuori dell’immagine sacra, a figura intera, senza l’intercessione di santi e nemmeno come adoranti, quasi sullo stesso livello di Abramo nella tavola principale. Rivolto verso il centro, il donatore cerca però con gli occhi il contatto con lo spettatore e richiama con la destra l'attenzione sulla scena biblica, verso la quale è rivolta anche la sua compagna con in mano una rosa. Il colore del fiore cangiante dal pallido al rosa più scuro potrebbe alludere, da un lato, alla verginità della portatrice, dall'altro, alla Passione di Cristo, il cui esempio tipologico del Vecchio Testamento è raffigurato nella scena principale con il "Sacrificio di Isacco" (vn Effra 1995, pp. 176-181). Con i due donatori Miniscalchi ci troviamo di fronte ai primi ritratti a figura intera che si conoscono nella pittura veronese, benché effigiati ancora in maniera secca, prosaica, e forse tedeschizzante, ma circa tre decenni prima dei grandi ritratti autonomi dipinti da Paolo, Badile e Brusasorci (cfr. Rearick 1990). Eberhardt (2010) notava anche come non si individui un precedente nella pittura italiana per il tipo dell'ancona con gli sportelli riservati ai soli committenti, assetto di cui si conoscono soltanto esempi d'oltralpe (Froning 1971, pp. 51-53). Tali elementi nordicizzanti, a cui si aggiunge anche il modo in cui la gentildonna indossa le catene, sembrerebbero riflettere la situazione politica di Verona che, tra il 1509 e il 1517 si trovava sotto l'occupazione imperiale. (da Hans-Joachim Eberhardt 2010, pp. 233-235)
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente pubblico territoriale
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0500715186
  • NUMERO D'INVENTARIO 36460
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza
  • ENTE SCHEDATORE Comune di Verona
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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