Venus Caelestis in Hortis Vaticanis. Statue Antiche

stampa 1653 - 1653

Venere e Cupido

  • OGGETTO stampa
  • MATERIA E TECNICA carta/ acquaforte
  • ATTRIBUZIONI Perrier François (1590/ 1650): incisore
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Museo della Grafica di Pisa
  • LOCALIZZAZIONE Palazzo Lanfranchi
  • INDIRIZZO Lungarno Galilei, 9, Pisa (PI)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE In questa incisione, i soggetti, posti su un basamento, sono ritratti in primo piano su uno sfondo neutro realizzato attraverso l’uso di linee parallele. L'angolo di visuale è frontale, sebbene leggermente spostato verso sinistra. È degno di nota il fatto che l'iscrizione originale sul basamento è stata esclusa, mentre si è aggiunto, forse con un tocco di fantasia, il diadema indossato dalla Venere. L’originale scultoreo, attualmente custodito nei Musei Vaticani, è stato realizzato con marmo bianco a grana fine e misura 2,15 metri in altezza, 1,03 metri in larghezza e 0,523 metri in profondità. Alcune parti della statua mancano, tra cui l'avambraccio sinistro e la mano sinistra della Venere, così come entrambe le braccia del putto alato. Sul plinto della statua possiamo leggere l'iscrizione incisa: "Veneri Felici Sacrum / Sallustia Helpidus D.D." Quest'opera è generalmente considerata una copia risalente all'epoca tardo-antonina, basata su un modello prassitelico che trae ispirazione diretta dall'Afrodite Cnidia. Non è ancora chiara quale sia l’origine del ritrovamento del gruppo scultoreo. È però interessante notare che il vestibolo del Sessorium, a Gerusalemme, dove oggi possiamo ancora ammirare l'abside nei giardini di S. Croce, era conosciuto come il "Tempio di Venere e Cupido". Questa denominazione potrebbe aver conservato la memoria del rinvenimento effettivo del gruppo, un evento che si suppone sia avvenuto prima del 1510. In tempi più recenti, la studiosa Sara Magister ha tentato di collegare il ritrovamento ai lavori di costruzione del palazzo dei Santi Apostoli promossi da Giuliano della Rovere. Tuttavia, la studiosa stessa ha ammesso la difficoltà di stabilire una datazione precisa per il ritrovamento, poiché le date dei lavori al palazzo dei Santi Apostoli sembrano precedere la data proposta, ossia il 1503. La presenza continua della statua nel Cortile delle Statue del Belvedere, come voluto da Giulio II Della Rovere a partire dal 1510, è ben documentata fino ai giorni nostri. Inizialmente, la Venere Felice era esposta in una nicchia che attualmente ospita il Laocoonte, motivo per il quale, nel 1816, venne spostata nella sua posizione attuale. La prima rappresentazione grafica di questa opera è stata realizzata da Maarten van Heemskerck, sebbene la statua fosse raffigurata da lontano e parzialmente coperta da altre sculture. Altri artisti come Aspertini, Dosio e Goltzius hanno creato disegni coerenti con le condizioni dell'opera, fatta eccezione per il diadema di Venere, che appare intatto in tutti i disegni tranne che in quelli di Goltzius. La questione del diadema rimane alquanto lacunosa ma è più semplice desumere che si tratti di un dettaglio aggiunto ai disegni, piuttosto che un lavoro di derestauro
  • TIPOLOGIA SCHEDA Stampe
  • CONDIZIONE GIURIDICA detenzione Ente pubblico non territoriale
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0901401364-05
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Pisa e Livorno
  • ENTE SCHEDATORE Università di Pisa
  • ISCRIZIONI In basso a sinistra - FPB - numeri arabi -
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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