San Massimo. Santo

dipinto, ante 1613 - ante 1613

Il santo è rappresentato a tre quarti di figura, in posizione obliqua. In aspetto giovanile, indossa una tunicella di broccato rosso; con la mano destra regge la palma del martirio, con la sinistra sostiene il modello della città dell'Aquila in cui è ben visibile la cattedrale a lui dedicata dall'alto campanile, edificato da Pico Fonticulano nel 1575 e la porta urbica detta Porta Rivera.Sono evidenti molti spazi non edificati all'interno della cinta muraria, rimasti così dopo il terremoto del 1461.Molte delle raffigurazioni architettoniche individuabili nel modellino crollarono nel 1703 e non furono mai più ricostruite. Tra queste: l'ospedale dei fatebenefratelli, la chiesa di Santa Maria del Rifugio, la collegiata di Santa Maria del Borgo, il torrazzo di san Giacomo della Rivera

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA tela/ pittura a olio
  • ATTRIBUZIONI Bedeschini Giulio Cesare (attribuito)
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Museo Nazionale d'Abruzzo
  • LOCALIZZAZIONE Forte Spagnolo
  • INDIRIZZO via Castello, L'Aquila (AQ)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Dopo la controriforma si diffonde nuovamente il culto per le reliquie dei santi e la particolare attenzione per le Chiese che le contengono. Allo stesso modo, la formula iconografica della “dedicatio” ovvero l’offerta di un modellino della città alla divinità, per intercessione di un Santo, torna in auge, laddove il fervore devozionale è affiancato da un impegno sociale ed attivo nella vita della comunità cittadina. In questo nuovo spirito va considerata la serie dei 4 Santi Protettori della città dell'Aquila, di cui quest’opera fa parte:San Massimo, San Bernardino da Siena, San Celestino V e San Equizio ( vecchie schede Ferdinando Bologna nn da 940 a 943) . E’ registrata nell'inventario manoscritto delle opere del Museo Dio cesano, successivamente consegnata in deposito alla Soprintendenza e collocata nel Museo Nazionale (Opere 1966). Non ne è stata accertata l'ubicazione originaria. Come ha già notato il Moretti (1968), questa opera fa parte di una serie ed è, tra quelle note , una delle migliori. Infatti, dei quattro ritratti, se ne conservano numerose copie, alcune di mano dello stesso Bedeschini, altre della bottega; una copia pregevole fu conservata presso il Palazzo vescovile fino al 6 aprile 2009, un’altra presso il Palazzo Comunale della città e attribuita all’artista già dagli storici locali fin dal 1688). I quattro dipinti sono databili tra il 1607 e il 1613, ovvero ai primi anni dell'attività del pittore, subito dopo il periodo di formazione a Roma. Evidenti sono i legami stilistici che quest'opera presenta nei confronti della pittura toscana coeva ed in particolare è chiara la vicinanza con l'opera del Cingoli, di cui fu allievo nella capitale. San Massimo, diacono della città romana di Aveia, secondo la tradizione, subì il martirio sotto l'imperatore Decio (249-251). Nella città dell'Aquila la Cattedrale fu a lui intitolata insieme a San Giorgio. Le reliqui del martire furono qui traslate nel 1414
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente religioso cattolico
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 1300026581
  • NUMERO D'INVENTARIO 207
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici dell'Abruzzo
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio dell'Abruzzo con esclusione della citta' dell'Aquila e dei comuni del cratere
  • DATA DI COMPILAZIONE 1984
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2005
    2016
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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