Il tardo Barocco nella Sicilia sud orientale

a cura di Margherita Recupero, pubblicato il 07/07/2021

La Sicilia sud-orientale, compresa tra il Val di Noto e parte del Val Demone, coincidenti rispettivamente con le Province di Siracusa, Ragusa e Catania, fu teatro di un violento sisma che, nel 1693, rase completamente al suolo alcuni centri urbani e distrusse buona parte degli altri. La società del Settecento si vide così impegnata nel più grande sforzo collettivo di riedificazione dei centri urbani, di pianificazione urbanistica e ridefinizione delle aree urbane, facendo proprio il lessico tardo barocco di ispirazione spagnola e romana in architettura. L'evento sismico, dunque, rappresentò l'occasione per una ricostruzione barocca delle città e una fioritura dell'attività edilizia, che durò per tutto il Settecento.
Le città più rappresentative di questa stagione di ricostruzione barocca sono oggi considerate Patrimonio dell'Umanità e sono iscritte nella World Heritage List dell'UNESCO, poiché rappresentano un esempio unico al mondo non solo della bellezza e della ricchezza architettonica che le contraddistingue, ma anche della capacità politica e culturale della società settecentesca locale.

Gabinetto Fotografico Nazionale, Buratta, Fabrizio - Stocchi, Albino, 2005, Ragusa - Palazzo Cosentini, facciata, balcone Archivi fotografici ICCD
Gabinetto Fotografico Nazionale, Buratta, Fabrizio - Stocchi, Albino, 2005, Ragusa - Palazzo Cosentini, facciata, balcone

L'area geografica della Sicilia sud-orientale compresa tra le Provincie di Catania, Siracusa e Ragusa, definita all'interno del Val di Noto e Val Demone, due dei tre valli in cui la Sicilia fu divisa amministrativamente sotto la dominazione araba, si contraddistingue per la presenza di un linguaggio tardo barocco in architettura, che si estende a tutti centri urbani ricostruiti dopo il sisma del 1693. L'uniformità, e al tempo stesso l'originalità e le differenti articolazioni del linguaggio tardo barocco che si è sviluppato in ciascun sito del Val di Noto, con influenze derivate dal Barocco spagnolo, romano e siciliano, e da alcune soluzioni dall'architettura barocca francese, ha reso quest'area un luogo di grande interesse artistico e culturale. Oggi, l'autenticità del patrimonio architettonico e artistico di quest'area rappresenta un unicum nel panorama internazionale, che non smette di affascinare per la sua ricchezza e per la sua bellezza. Da tale riconoscimento è nata la proposta di inserimento nella World Heritage List (WHL) dell'UNESCO di otto Comuni del Val di Noto: Caltagirone, Catania, Militello Val di Catania, Modica, Noto, Palazzolo Acreide, Ragusa e Scicli. Una proposta unanimamente accolta nel 2002 con l'inserimento degli otto Comuni nella WHL e il loro riconoscimento come Patrimonio dell'Umanità, sotto il nome di Le città tardo barocche del Val di Noto.

All'origine della nascita del linguaggio architettonico tardo barocco vi fu il disastroso evento sismico del 1693, che determinò la condizioni per la ricostruzione barocca dei centri urbani, che divennero così un laboratorio dell'urbanistica e il più grande cantiere dell'Europa settecentesca. Sotto l'impulso dei viceré spagnoli, delle autorità locali, del clero e dell'aristocrazia, degli architetti e ingegneri, degli urbanisti e capimastri, la riedificazione divenne l'occasione per realizzare un importante processo di rinnovamento urbanistico e architettonico. La pianificazione complessiva della ricostruzione dell'intera area fu affidata all'urbanista Giuseppe Lanza Duca di Camastra, nominato vicario generale dal viceré spagnolo. Al suo fianco, collaborarono l'ingegnere militare Carlos de Grunenbergh, il commissario generale Giuseppe Asmundo, l'architetto gesuita Angelo Italia, tutti impegnati nella ridefinizione urbanistica dei centri urbani, ispirandosi ai principi di armonia, razionalità, simmetria e rigore geometrico dei trattati architettonici antichi e rinascimentali. Nei centri ricostruiti ex novo, come Noto e Avola, essi elaborarono un'innovativa planimetria urbana che sfruttò la conformazione naturale del territorio e rese efficiente l'assetto urbanistico. Nelle città solo parzialmente distrutte, fu comunque avviata una politica di trasformazione e di efficientamento delle aree urbane.

In questo sforzo di riedificazione, le classi urbane emergenti, il clero e il ceto nobile minore riuscirono ad esercitare un'influenza determinante sulle scelte di ricostruzione. Si affidarono ad architetti di fama locale, tra i quali Rosario Gagliardi, Paolo e Bernardo Labisi, Vincenzo Sinatra, Andrea Palma, Luciano Alì, Giovan Battista Vaccarini e a maestranze artigiane locali, riunite in vere e proprie dinastie familiari di capimastri.
Il tratto caratteristico del linguaggio tardo barocco che si sviluppò in quest'area è la ricchezza degli apparati decorativi e il forte impatto scenografico delle architetture che diventano, talvolta, delle vere e proprie quinte urbane. Vi sono poi tratti caratteristici propri di ciascun sito, legati alle peculiarità dei materiali da costruzione impiegati, quali la tenera pietra locale di colore dorato e rosato utilizzata per la ricostruzione di Noto, che conferisce eleganza e uniformità alle architetture, la pietra bianca calcarea utilizzata a Siracusa, o ancora, la pietra scura di origine vulcanica utilizzata nelle fabbriche di Catania. Altre caratteristiche specifiche di ciascun centro urbano riguardano il dialogo tra antico e moderno, tra preesistenze architettoniche e strutture moderne che si è andato formando, e che rende ciascuna città unica nel suo genere.

Come affermato nella motivazione adottata dall'UNESCO per l'iscrizione del Val di Noto nella WHL, «Questo gruppo di città del sud-est della Sicilia fornisce una notevole testimonianza del genio esuberante dell’arte e dell’architettura del tardo Barocco. Le città del Val di Noto rappresentano l’apice e la fioritura finale dell’arte Barocca in Europa. L’eccezionale qualità dell’arte e dell’architettura del tardo Barocco del Val di Noto la posizionano in una omogeneità geografica e cronologica [....]. Le otto città del sud-est della Sicilia [...] sono l’esempio di sistemazione urbanistica in questa zona permanentemente a rischio di terremoti ed eruzioni da parte dell’Etna». L'elevato rischio sismico che caratterizza quest'area e mette costantemente a rischio la conservazione delle sue bellezze monumentali e artistiche, ci porta oggi ad accogliere questa eredità culturale, consapevoli dell'importanza di una corretta gestione e valorizzazione di un patrimonio unico al mondo.