sgabello

Ercolano, post 1 d.C - ante 79 d.C

Si conservano due gambe dall’andamento sinuoso ed identica decorazione, collegate, a circa due terzi dell’altezza, da una traversa costituita da una sbarra a sezione rettangolare, provvista di un foro centrale a cui si connetteva la traversa di rinforzo; all’estremità superiore delle gambe sono due anelli piatti forati (uno perduto) attraverso cui questo fianco dello sgabello si raccordava originariamente all’altro e su cui s’impostava il piano d’appoggio

  • OGGETTO sgabello
  • MATERIA E TECNICA bronzo/ fusione
  • MISURE Altezza: 27.7 cm
    Larghezza: 27 cm
  • CLASSIFICAZIONE ARREDI/ MOBILIA
  • LOCALIZZAZIONE Parco Archeologico di Ercolano
  • INDIRIZZO Corso Resina 187, Ercolano (NA)
  • SPECIFICHE DI LOCALIZZAZIONE Depositi
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Nonostante lo stato di conservazione, la conformazione, le dimensioni e la rifinitura su entrambe le facce, inducono ad identificare l’oggetto come uno dei lati di un piccolo sgabello. Si tratta di un elemento di arredo molto diffuso in ambito pompeiano ed ercolanese, il quale trova diversi confronti anche in altri siti dell’Italia e delle province dell’Impero, sempre in contesti risalenti al I d.C. Le dimensioni ridotte e la forma del piano d’appoggio concavo (qui purtroppo perduto) unitamente ai riscontri in immagine pittoriche hanno portato da tempo gli studiosi ad ipotizzare che questi “sgabellini” venissero impiegati come poggiapiedi (subsellium) per poltrone e letti triclinari. Gli elementi decorativi non sono dissimili da quelli ricorrenti sul vasellame bronzeo, in particolare troviamo qui i cani marini (ben identificabili dalle branchie sotto le orecchie e dalle scaglie sul corpo) che ricorrono su diversi recipienti come gli askoi ed i vasi a paniere. Si tratta di animali connessi sia a Scilla, in quanto secondo il mito furiosi cani marini le spuntavano dai fianchi, sia a Medusa, l’unica mortale tra le Gorgoni, che dall’incontro con Poseidone avrebbe generato cani e serpenti mostruosi. Nello specifico i cani marini qui spuntano da foglie d’acanto non diversamente da come su un askos custodito nel Museo Archeologico Nazionale di Napoli (MANN, inv. 69171) cani marini, anch’essi con le zampe anteriori protese come sul nostro oggetto, spuntano da un cespo di acanto che cinge i fianchi di Scilla. La testa femminile che pende dalla traversa, nonostante la conformazione bassa e schiacciata del volto, non è, però, quella di una Gorgone (un motivo ornamentale che, sempre in chiara relazione con il mito, ricorre sul vasellame bronzeo in associazione con i cani), piuttosto, l’acconciatura dei capelli induce ad accostarla alle menadi, che rinviano al mondo del vino e quindi ai triclini dove questi sgabelli venivano impiegati, anche se la mancanza di caratterizzazioni quali corimbi, foglie d’edera, ecc. non permette di identificarla con certezza quale figura bacchica
  • TIPOLOGIA SCHEDA Reperti archeologici
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 1500919250
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Parco Archeologico di Ercolano
  • ENTE SCHEDATORE Parco Archeologico di Ercolano
  • DATA DI COMPILAZIONE 2022
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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