monastero, Monastero di San Nicolò dei Greci (SECOLI/ XI)

Bari, SECOLI/ XI

Edificato circa cinquanta anni prima della traslazione delle reliquie di San Nicola a Bari (1087), il Monastero di San Niccolo dei Greci rappresentava forse la più antica chiesa di San Nicola. La sua costruzione viene comunemente riferita agli anni compresi tra il 1025 ed il 1028, durante il regno di Costantino VIII (fratello di Basilio II), o a quelli tra il 1042 e il 1055, quando regnava l’imperatore Costantino IX Monomaco con la moglie Zoe, di cui è nota la sentita devozione verso San Nicola, provata dal restauro della basilica di Mira che ella commissionò e finanziò. Il monastero barese era situato in prossimità delle mura urbiche, non lontano dalla Porta Vetus (probabilmente inclusa nei suoi stessi confini); un edificio, perciò, strettamente connesso con le strutture difensive della città. Il monastero è raramente attestato nelle fonti documentarie ed attualmente è scomparso anche nella toponomastica cittadina. Il destino di eclissi del monastero appariva già scritto nei primi anni del XIII secolo, quando si accese la disputa relativa alla sua proprietà e si compì definitivamente in età federiciana, tra la fine del XII e la metà del XIII secolo, quando a Bari si spense l’ultimo barlume della grecità medievale di secolare tradizione. Forse a seguito dell’elezione a vescovo, nel 1226, del salernitano Marino Filangieri, molto rigoroso in materia di disciplina ecclesiastica e tra i fautori della soppressione dei riti liturgici dei greci, il monastero barese fu chiuso forzatamente. Della struttura originaria perdura oggi solo qualche labile indizio che induce a identificarla all’interno del palazzo, a cui si accede da un anonimo portone grigio. Nell’atrio interno sono nascosti i resti del monastero, riconoscibili nelle sculture risalenti al X-XI secolo: due capitelli a stampella (tipologia di capitello, ricorrente nell’architettura medievale, di forma approssimativamente trapezoidale, che poggia nella parte inferiore sul fusto della colonna e si allarga verso l’alto per sostenere gli archi; è utilizzato come raccordo, con funzione statica ed estetica, fra colonne di diametro ridotto e murature di spessore maggiore) con protomi (elemento decorativo costituito dalla testa, talvolta anche con parte del busto, di una figura umana o animalesca o fantastica) zoomorfe contrapposte; un frammento in cui è scolpita a bassorilievo l’episodio della discesa di Cristo agli Inferi e della liberazione di Adamo ed Eva, annunciata dal profeta David nel cartiglio riportante il testo del salmo: “Aprite le porte, o principi, a colui che sta per giurare. Entri il Re della gloria”. È visibile la figura di Gesù che scende nell’Ade con il vessillo della croce per salvare Adamo ed Eva, a malapena leggibili nei volti pesantemente anneriti. Sulla destra è effigiato, riconoscibile dall’attributo della corona, il profeta David, accanto a cui campeggia l’iscrizione. Una vaga atmosfera monastica bizantina aleggia nell’architettura del cortile interno, su cui si affaccia un loggiato costituito da sei arcate poggianti su sottili colonne, culminanti in capitelli decorati con motivi vegetali. La struttura millenaria, caratterizzata dalla suggestiva fuga di archi a tutto sesto (arco caratterizzato da una volta a semicerchio la cui misura è di 180°), sprovvista di tetto si innalza a diretto contatto con il cielo. Qualche remoto confronto tipologico col monastero barese si può individuare nei monasteri dell’area greca (Meteore, Tessalonica, monte Athos, Chio, Patmos, Kastoria, Atene, Delfi, ecc.) o cipriota

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