Cristo crocifisso. Cristo crocifisso

dipinto 1440 - 1460

Cristo crocifisso su fondo monocromo; la croce è conficcata in una striscia di terra ed ai piedi di essa c'è il teschio

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA tela/ pittura a tempera
  • ATTRIBUZIONI Bellini Jacopo (1396/ 1470)
  • LOCALIZZAZIONE Museo di Castelvecchio
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE "Il telero firmato da Jacopo Bellini costituisce un vero e proprio monumento-documento della pittura veneta quattrocentesca per il formato, a quel tempo eccezionale, per il precoce uso del supporto tessile e per la sua rarità nel percorso del pittore. (...) La provenienza dal Vescovado di Verona ha indotto spesso a collegare questo Cristo crocifisso con la commissione del vescovo veneziano Guido Memmo. Al pittore suo concittadino il prelato aveva affidato l'esecuzione nel duomo di Verona dell'affresco con la Crocifissione che recava la data 1436, la firma di Jacopo Bellini e la dichiarazione del suo alunnato presso il "celeberrimo" Gentile da Fabriano. Per una datazione del nostro dipinto molto vicina all'affresco, entro il quarto decennio del secolo, si pronunciano infatti Marinelli (1987, p. 62), Degenhart e Schmitt (1990, 5, pp. 27, 108 nota 4), Lehmann-Brockhaus (1996, p. 648). E' da notare tuttavia che quell'ambiziosa impresa, distrutta nel 1759, doveva essere molto distante, negli intendimenti formali e nei risultati di stile, da questa tela, cosicchè conviene mantenere indipendenti le due opere (Eisler 1989, p. 38), in mancanza di attestazioni documentarie. Le fonti contemporanee all'abbattimento (...) descrivono infatti la Crocifissione affrescata con una quarantina di personaggi, tra cui molti ritratti, compreso forse quello dell'autore, dorature nelle aureole alla "greca" della Madonna e nelle applicazioni a cera e stucco sui finimenti di molti cavalli, angeli dalle lunghe vesti che popolavano il cielo notturno. Ben diversa rispetto a tanta profusione di ricchezza e di volontà narrativa, la spoglia e potente icona del Cristo è stata interpretata fino all'eccesso come una delle prime affermazioni della pittura del Rinascimento nel Veneto e ne sono state sottolineate le relazioni con Beato Angelico (Cavalcaselle; Gronau 1909b, p. 253, che la riteneva opera giovanile, precedente all'influsso di Donatello su Jacopo; seguito da Eisler 1989, pp. 525-526), Masolino (Longhi 1946, p. 11), Andrea del Castagno e Donatello (il che porterebbe a situarla negli anni quaranta). Christiansen la giudica contemporanea al San Girolamo (n. inv. 876-1B0306) nei tardi anni quaranta e Boskovits invece della seconda metà degli anni cinquanta, se non posteriore, per l'attenuarsi del rigore della ricerca di perfezione formale. C'è da domandarsi tuttavia quanto non incida su tale evidente risultato l'uso della tela come supporto, al tempo ancora inconsueto - essendo stato introdotto nel Veneto, secondo Vasari (ed. Milanesi, III, 1878, p. 153), proprio da Gentile da Fabriano e da Jacopo Bellini - e veramente inusitata nelle dimensioni, superiori a tre metri di altezza. Queste hanno fatto pensare che si tratti di uno stendardo processionale, cosa assai improbabile perchè le misure sono troppo grandi e la tela è dipinta su un solo lato (Degenhart, Schmitt 1990, 5, p. 22). Al contrario, l'aggiunta in corso d'opera di una striscia orizzontale di 27 centimetri superiormente alle quattro verticali di iuta e lino già predisposte come supporto, segnalata da Gianluigi Colalucci (in Marinelli 1987 e relazione nell'archivio del Museo) e il fatto che i bracci della croce appaiano tagliati dal bordo del dipinto fanno pensare ad una collocazione particolarmente condizionata da uno specifico luogo. (...) Anche se non è verificabile e non le viene accordato grande credito, la notizia data da Vasari (ed. Milanesi, III, 1878, p. 151) dell’invio da parte di Jacopo, da Venezia a Verona, di una grande tavola con la Passione dimostra, se ce ne fosse bisogno, che i rapporti dell’artista con la città scaligera non sono circoscrivibili all’unica sua presenza documentata e consente di ipotizzare un’esecuzione successiva. Con il dipinto è in relazione, tra gli altri, un disegno del volume del Louvre che accentua l’incombenza del crocifisso verso lo spettatore (f. 74 [già 80]: Degenhart, Schmitt 1990, 7, tav. 95, che lo datano intorno al 1440)" (da Marini 2010, cat. 71)
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente pubblico territoriale
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0500715110
  • NUMERO D'INVENTARIO 981
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza
  • ENTE SCHEDATORE Comune di Verona
  • ISCRIZIONI sul cartiglio ai piedi della croce - OPVS IACOBI BELLINI - capitale -
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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