San Girolamo penitente. San Girolamo penitente
dipinto
ca 1460 - ca 1460
Bellini Jacopo (1396/ 1470)
1396/ 1470
In un paesaggio roccioso con montagne, San Girolamo in ginocchio davanti al crocifisso; per terra il libro aperto e, in primo piano a sinistra, il leone; in alto, due alberi (uno secco e l'altro verdeggiante), un castello medievale e una colonna antica sormontata da una statua
- OGGETTO dipinto
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MATERIA E TECNICA
tavola/ pittura a tempera
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ATTRIBUZIONI
Bellini Jacopo (1396/ 1470)
- LOCALIZZAZIONE Museo di Castelvecchio
- NOTIZIE STORICO CRITICHE "Il dipinto, "con cornice", poi sostituita, giunse al museo nel 1855 dalla collezione veronese di G. Pompei (n. 146) privo di attribuzione, e così risulta ancora registrato nel catalogo del 1865. Solo cinquant'anni dopo A. Venturi propose con cautela di riferirlo a Bono da Ferrara, allievo di Pisanello (comunicazione al museo del 18 ottobre 1903). Riconosciuto come opera belliniana da P. Kristeller nel giugno del 1907, venne pubblicato l'anno seguente come di Jacopo Bellini da C. Ricci sulla base del confronto con alcuni disegni del volume del Louvre di cui egli dava nel contempo la prima edizione. Il restauro realizzato di lì a poco da L. Cavenaghi a spese del milanese Aldo Noseda confortò l'ipotesi attributiva e dotò la tavola dell'attuale "artistica cornice, eseguita nello stabilimento Corsi di Siena" (Notizie del Museo, "Madonna Verona", 1909, p. 131). Tutti gli studiosi, tranne Testi (1915), accettarono la proposta di Ricci, accolta anche nel catalogo del museo (Trecca 1912). Tuttavia rimasero sensibili le divergenze sulla datazione: alcuni la ritennero infatti un'opera giovanile (Coletti); altri della maturità dell'artista veneziano (Rothlisberger, Christiansen), intorno alla seconda metà del sesto decennio del Quattrocento, se non oltre (Boskovits); altri tarda (Van Marle). Anche nei lavori monografici più recenti si riscontrano posizioni differenti tra chi propone una collocazione cronologica sul 1440 (Degenhart, Schmitt; Lehmann-Brockhaus) e chi (Eisler, Paris) propende per riferirla all'ultimo decennio dell'attività di Jacopo Bellini, assistito dalla bottega. Alla difficoltà del giudizio hanno certamente contribuito le non felici condizioni di conservazione. (...) Il San Girolamo veronese costituisce in ogni caso una rara e preziosa testimonianza del ridotto corpus pittorico di J. Bellini che raggiunge a stento i venti pezzi. Come Pisanello e Giambono, Jacopo collaborò con Gentile da Fabriano al momento della presenza di quest'ultimo in Palazzo Ducale a Venezia; e lavorò a Verona, nel duomo, nel 1436, contemporaneamente al cantiere pisanelliano della cappella Pellegrini in Sant'Anastasia. Anche la trattazione del tema di san Girolamo, soggetto notoriamente caro agli umanisti (Baxandall 1965), trova puntuali riscontri nella produzione di Antonio Pisano sfortunatamente perduta ma ricordata con ammirazione sia da Guarino Veronese nel suo carme in onore del pittore (1427 o 1438; Natale 1991, p. 20; Cordellier 1995, doc. 10), sia da Bartolomeo Facio (...) (De viris illustribus, 1456; Cordellier 1995, doc. 75). Non può sfuggire come la descrizione del san Girolamo pisanelliano sia perfettamente aderente anche al quadro che stiamo trattando. Nello straordinario corpus grafico di Jacopo Bellini, si conservano sei disegni raffiguranti san Girolamo. I due del Louvre già individuati da Ricci (18 v , 22 v) sarebbero, secondo il repertorio di Bernhard Degenhart e Annegrit Schmitt, i più antichi, databili rispettivamente intorno al 1445 e intorno al 1440; il secondo, vicino cronologicamente a loro avviso alla tavola veronese, sarebbe tuttavia più moderno nella concezione del penitente completamente immerso nell’ambiente dove svolge il suo eremitaggio. I quattro del British Museum di Londra (16 v, 17, 63 v, 87 v) sono per gli stessi autori databili ai tardi anni cinquanta o all’inizio degli anni sessanta, quando già da un decennio Giovanni, nel San Girolamo del Barber Institute di Birmingham, aveva dimostrato la sua emancipazione dal padre, ‘superandolo’ nel paesaggio pieno di profondità e di atmosfera. Va tuttavia osservato che due fogli londinesi (17, 63 v) presentano precisi riferimenti al nodo compositivo del dialogo penitenziale tra il santo, anche lì posto in primo piano, e il Cristo sulla croce in uno scorcio variamente sperimentato, che ricorre anche nel buon ladrone nella tavoletta del Museo civico di Padova con la Discesa di Cristo al Limbo, riferita al 1460 circa (De Nicolò Salmazo 1991). Sono questi i motivi che, insieme al confronto con il morbido disegno soffuso leggibile nella riflettografia, rendono a mio avviso preferibile l’ipotesi di una collocazione cronologica più tarda entro il percorso dell’artista, sempre sostanzialmente fedele all’impronta tardogotica e attento alle questioni spaziali. (...) Il dipinto di analogo soggetto firmato da Jacopo Bellini e datato 1443, pubblicato da Adolfo Venturi (1932, p. 148) sembra essere sparito dalla considerazione critica dopo la citazione fattane in collezione Rasini da Coletti (1953, p. XXXII, fig. 61a); ove se ne potesse provare l’autografia, esso confermerebbe una collocazione cronologica più avanzata del nostro. Di recente è apparsa in una collezione svizzera una versione miniaturizzata (31 × 21 cm) e semplificata della tavola qui discussa, ma da essa sicuramente dipendente (Freuler 1991)" (da Marini 2010,cat. 72)
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Ente pubblico territoriale
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0500715146
- NUMERO D'INVENTARIO 876
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza
- ENTE SCHEDATORE Comune di Verona
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0