Stimmate di san Francesco. Stimmate di san Francesco
dipinto
1500 - 1502
Morone Francesco (1471 Ca./ 1529)
1471 ca./ 1529
Il dipinto raffigura san Francesco in ginocchio, colto nell'atto di ricevere le stimmate che provengono come raggi luminosi emanati da un Crocefisso che appare in cielo. Alle sue spalle, è seduto un frate che rivolge lo sguardo all'apparizione miracolosa. Sullo sfondo, un paesaggio roccioso si staglia sul cielo al tramonto
- OGGETTO dipinto
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MATERIA E TECNICA
tela/ pittura a tempera
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ATTRIBUZIONI
Morone Francesco (1471 Ca./ 1529)
- LOCALIZZAZIONE Museo di Castelvecchio
- NOTIZIE STORICO CRITICHE L’11 novembre 1867 una nota non firmata della Giunta municipale di Verona alla Commissione conservatrice dei monumenti e oggetti d’arte lamentava che un recente sopralluogo avesse rivelato la scomparsa di quattro dipinti da uno dei locali annessi alla chiesa di San Bernardino: si trattava di tre paragoni e di un «quadro dipinto sopra tela rappresentante S. Francesco che riceve le Stimate con paesaggio». La Commissione, a sua volta, nel fondato sospetto che i quattro pezzi fossero stati incamerati dall’Amministrazione Demaniale, probabilmente in ottemperanza alle leggi Siccardi, si rivolgeva al prefetto pregandolo di interporsi affinché essi fossero ricollocati nella loro sede originaria o ceduti, anche a titolo di deposito, al civico Museo (ASVr, "Prefettura di Verona, Commissione Consultiva Belle Arti", b. 2, n. 28). Così avvenne. I tre paragoni (tra cui un Turchi e un Ottino, già segnalati nella sagrestia della chiesa francescana dal "Catastico" di Dalla Rosa) andarono ad arricchire nel 1868 la Pinacoteca comunale. Il quarto quadro dovrebbe essere senz’altro la nostra tela, anche se le vecchie carte del Museo tacciono ostinatamente sulla sua provenienza. Se il dipinto non ha mai sollevato dubbi attributivi, anzi è sempre stato considerato uno dei raggiungimenti più alti dell’arte di Francesco Morone, non altrettanto pacifica è invece la sua collocazione all’interno dello sfuggente percorso stilistico dell’autore, apparentemente privo di evoluzione. Alcuni studiosi (Berenson, Venturi, Peretti) propendono per considerarlo un’opera giovanile, altri un prodotto della maturità, giungendo magari a vedere nelle ardue accensioni cromatiche e nel patetismo dell’immagine un’eco delle "Storie della Passione" dipinte nel 1517 dal suo allievo Paolo Morando (Del Bravo). La figura di san Francesco sembra un manichino snodabile di legno, costruito montando insieme pochi solidi geometrici regolari. Questa rigidezza, dovuta alla frequentazione e probabilmente alla collaborazione con intagliatori come Giovanni Zebellana, questa programmatica semplificazione stereometrica, questo fare sbalzato e sintetico caratterizzano le opere dipinte da Francesco a cavaliere del secolo, dagli affreschi condotti insieme al padre Domenico e alla bottega rivale dei Falconetto nella cappella di San Biagio, in San Nazaro (1498-1499), a quelli della sagrestia di Santa Maria in Organo (1505-1507). Il pensiero corre ai personaggi della "Lavanda dei piedi" di Castelvecchio (inv. 1439-1B0305), che mostrano un’analoga astrazione formale e il portamento ingessato di statue lignee. Quanto alla smagliante partitura cromatica del dipinto, alla luce del tramonto che accende le nuvole di barbagli infuocati e si riverbera sulla superficie del lago incastonato tra le montagne, piuttosto che l’improbabile richiamo a Morando (un rapporto che sarà semmai da rovesciare), convince il confronto proposto da Sergio Marinelli (1996) con quanto aveva fatto e andava facendo a Venezia Giovani Bellini, per esempio con la giovanile "Orazione nell’orto" della National Gallery di Londra o con il "Battesimo di Cristo" della chiesa vicentina di Santa Corona, un dipinto che Morone dimostra anche in opere più tarde di non aver dimenticato. Bellini sarà un punto di riferimento costante per tutta la sua produzione, ben più di Mantegna. Le punte altissime del colore accomunano le "Stimmate" ai santi "Bartolomeo" e "Francesco" di Castelvecchio (invv. 1447-1B0291, 1448-1B0285) e alla "Madonna" del Museo Civico di Padova, circostanza che induce a ribadire una datazione intorno al 1500. La recente pulitura del dipinto ne ha viepiù esaltato lo splendore cromatico, rivelandone anche la buona conservazione complessiva, con una stesura a tempera rifinitissima, come se fosse destinata ad una tavola (e come una tavola è stato talvolta pubblicato in passato). Le riflettografie eseguite nell’occasione hanno rivelato la costruzione con meticoloso disegno della veste del santo. (da Gianni Peretti 2010, pp. 270-272)
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Ente pubblico territoriale
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0500715211
- NUMERO D'INVENTARIO 1450
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza
- ENTE SCHEDATORE Comune di Verona
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0