Presepio dei conigli. Natività con san Giovanni battista e san Girolamo

dipinto 1500 - 1500

Il dipinto raffigura, al centro, la Madonna in ginocchio con le mani giunte in preghiera. Davanti alla Vergine, Gesù bambino è disteso sul manto azzurro della madre. Ai lati, san Giovanni battista indica il bambino e san Girolamo si batte il petto con una pietra. Alle spalle del gruppo, san Giuseppe stante e, dietro di lui, la grotta con il bue e l'asino. In primo piano, il leone di san Girolamo e due conigli; a destra, in secondo piano, due viandanti e un paesaggio lacustre con case, alberi e montagne nel fondo

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA tela/ pittura a olio
  • ATTRIBUZIONI Dai Libri Girolamo (1474/ 1555)
  • LOCALIZZAZIONE Museo di Castelvecchio
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE La "Natività" fu dipinta per la cappella Maffei della chiesa di Santa Maria in Organo, in quel tempo officiata dagli olivetani. Vasari descriveva la pala con ammirazione: «pastori e paesi et alberi bellissimi», e si soffermava sui due conigli in primissimo piano, «vivi e naturali», che attirano lo sguardo del bambino. Nel 1718, quando Dal Pozzo ne scrisse, era ancora nella stessa cappella. Solo due anni dopo (Lanceni 1720, pp. 228-229) risulta sostituita da una "Natività" di Carlo Salis. La grande tela di Girolamo, evidentemente ritenuta démodée, era stata trasferita nei corridoi interni del noviziato del monastero, dove sfuggì a Lanceni, a Cignaroli, a Marini, ma non allo scrupoloso Dalla Rosa, che l’annotò nel suo "Catastico". Pochi anni dopo, nel 1812, a seguito delle soppressioni napoleoniche, fu destinata al Museo cittadino. Il "Presepio", con una volgarizzazione fortunata detto ‘dei conigli’, dopo essere stato stilisticamente datato dagli studiosi entro un ampio periodo compreso tra la fine del ’400 e oltre la metà del secondo decennio del ’500, è stato con buona precisione datato al 1500 da Gianni Peretti (1996). Nell’ottobre di quell’anno, il maestro di prospettiva fra’ Giovanni da Verona acquistò da Girolamo Dai Libri il disegno di un coniglio che il pittore aveva ideato come simbolo e attributo da porre ai piedi della Vergine. Giovanni intendeva tradurlo in tarsia in uno degli specchi alla base del monumentale leggìo cui lavorava, poi finito nel 1501 e tuttora conservato in Santa Maria in Organo. Il coniglio intarsiato è lo stesso bianco e bruno della pala, non solo per somiglianza formale, ma per corrispondenza esatta delle dimensioni. La datazione della pala, così stabilita, immediatamente anteriore al 1501, giustifica l’ancora aperta adesione all’influenza mantegnesca del suo autore. Un ascendente, questa volta, di prima mano, che segue quello di rimbalzo che gli derivava dal padre Francesco, il più mantegnesco degli artisti veronesi (Castiglioni 2010, p. 354). Dopo un inizio sulle orme del padre e una successiva infatuazione per Giovanni Bellini, dopo un contatto non si sa quanto lungo, in ogni caso senza eccessive conseguenze, con i miniatori ferraresi, Girolamo, che ovviamente come tutti i pittori veronesi aveva meditato sul trittico di San Zeno, assistette in diretta alla nascita della "Sacra conversazione" di Mantegna per l’altare maggiore di Santa Maria in Organo, finita nell’agosto 1497. Il fatto segnò un ritorno di fiamma per i modi di Andrea. Inoltre, come suggerito da Gino Castiglioni (2010), la data 1500, relativamente precoce, spiega anche perché il linguaggio di Girolamo pittore sia ancora così strettamente dipendente dalla sua formazione di miniatore. Com’era avvenuto per la "Deposizione" – anch’essa dipinta per l’abbazia olivetana, forse nello stesso anno, e ora a Malcesine – quando il miniatore Girolamo immaginò una pala d’altare, si limitò a mutare scala, ma, anche nel grande formato, non si liberò della necessità di contesa dello spazio, che resta gremito come il varco angusto di una lettera iniziale, e mantenne l’uso squillante del colore, tipico della miniatura. Il "Presepio dei conigli" è, infatti, comparabile, senza forzature, alle numerose "Natività" e "Adorazioni del bambino" miniate da Girolamo e dal padre Francesco nell’ultimo decennio del Quattrocento, delle quali ripropone il clima di intimità e tenerezza e l’accesa cromia, condotta con sorprendente purezza, luminosità e contrasto. Si vedano in particolare le "Natività" del Museo di Cleveland, e quelle della Yale University Art Gallery, dell’Antifonario della Pinacoteca di Brescia, della Biblioteca Trivulziana di Milano, quelle infine dello stesso Museo di Castelvecchio (inv. 4468-1B1769; 4377-1B1678; 4480-1B1781). Il paesaggio lacustre, senza dubbio mediato dalla conoscenza diretta della serenità benacense, ha un preciso antefatto nella stampa di Dürer, detta la "Madonna della libellula", precedente di pochi anni il nostro dipinto. Così come nella "Natività" di Cleveland, lo sfondo con il lago è un prestito da un altro rame di Dürer: il "Mostro marino" del 1498. Il ricorso a stampe di maestri italiani e d'oltralpe come fonti di ispirazione iconografica è, in quegli anni, una prassi. A Girolamo deriva direttamente dal padre, la cui frequentazione delle incisioni, soprattutto di Mantegna, ma non solo, come fonte di ispirazione è ben nota (Castiglioni 1996). (da Gino Castiglioni 2010, p. 354)
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente pubblico territoriale
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0500715215
  • NUMERO D'INVENTARIO 1309
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza
  • ENTE SCHEDATORE Comune di Verona
  • ISCRIZIONI nel nastro sul bastone crociato di Giovanni battista - ECCE AGNVS / DE[I] - capitale -
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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