Madonna dell'Ombrellino. Madonna con il bambino, san Giuseppe, l'arcangelo Raffaele e Tobiolo
dipinto
1530 - 1530
Dai Libri Girolamo (1474/ 1555)
1474/ 1555
Il dipinto su tela raffigura la Madonna in trono con il Bambino tra san Giuseppe e l'arcangelo Raffaele con il piccolo Tobiolo. Sopra il trono della Madonna, un putto regge un ombrello. Alle spalle del gruppo, un paesaggio con colline, montagne, alberi e architetture
- OGGETTO dipinto
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MATERIA E TECNICA
tela/ pittura a olio
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ATTRIBUZIONI
Dai Libri Girolamo (1474/ 1555)
- LOCALIZZAZIONE Museo di Castelvecchio
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Vasari ricordava due dipinti di Girolamo per la chiesa della Vittoria Nuova: questo, sull’altar maggiore, e un "Sant’Onofrio", ora disperso. Nulla dice della predella del primo, anch’essa di Girolamo, che invece è stata riconosciuta sulla base della descrizione del diligente Dalla Rosa (1803) e del disegno che ne ricavò Paolino Caliari (1815), e collegata alla pala da cui venne disgiunta al momento della soppressione della chiesa. Essa raffigura la "Visitazione della Vergine" ed è conservata al Musée de peinture et de sculpture di Grenoble (Marinelli 1988, p. 63). Sempre Vasari indicava i committenti nella famiglia De’ Zoccoli o Toccoli. L’ancona del 1530, una delle rare opere aventi data sicura, costituisce un punto fermo per ricostruire la traiettoria stilistica di Girolamo, accanto al "Presepio dei conigli" databile 1500, alle ante d’organo di Marcellise del 1515-1516, alla predella di San Biagio e alla pala di San Giorgio, entrambe del 1526, alle miniature di San Benedetto in Polirone del 1554-1555. Come sottolineato da Gino Castiglioni (2010, pp. 358-359), il dipinto, una Sacra famiglia con l’angelo custode, è da leggere come un’esaltazione della famiglia e della maternità, contenuto accentuato da tutta la simbologia adottata e messo in ulteriore evidenza dall’episodio della "Visitazione" nella predella. L’albero di alloro, sempreverde allusione all’immortalità, è diretto riferimento alla redenzione umana per opera del Figlio, mentre il limone deposto ai piedi della Vergine è, tra i suoi attributi, simbolo di fedeltà, quindi nuovo richiamo a unione e maternità. Tobiolo, saldamente tenuto per mano dall’arcangelo, scambia con Gesù bambino una corrente di sguardi. Il piccolo cane che, come il pesce, identifica Tobiolo, assume qui un nuovo ruolo: nel conquistare con sicurezza una posizione centrale nel dipinto, riafferma la nozione di fedeltà, e, con il suo buffo aspetto, crea l’occasione per un inserto domestico, pienamente in tema. Tutto è minuziosamente costruito per condurre all’interpretazione data. Per quanto riguarda i prestiti stilistici, Castiglioni (2010) segnalava la Vergine, ancora una volta, derivata da un modello di Mantegna che ripete il gesto protettivo della "Pala della Vittoria", del 1496; ma è fuori luogo pensare che ciò sia stato suggerito a Girolamo dalla casuale coincidenza della denominazione popolare della chiesa (il cui vero titolo era Santa Maria delle Grazie). Semmai è questa un’ennesima conferma della fonte primaria da cui discende buona parte del repertorio di bottega. Ciò è ancor più evidente se si considera che il gesto rassicurante rivolto dalla Madonna di Mantegna a Francesco Gonzaga, qui ripetuto, non avendo chi lo riceva, si trasforma per conseguenza in un moto sospeso nell’aria. Più recentemente, Giovanni Valagussa (2017, p. 175) rilevava anche che il trono su cui siede la Vergine, alto e ornato, echeggia quello dipinto da Giorgione nella "Pala di Castelfranco", in particolare nella struttura composita fatta di più elementi sovrapposti e per l'apertura larghissima del paesaggio alle spalle. Lo stesso studioso notava, inoltre, la raffinatezza della decorazione di tessuti che orna il trono, coronato dall'insolito, ma elegantissimo, ombrellino parasole. L’angelo invece, di levigata materia, conserva l'impronta degli stereotipi di Perugino, mentre è tutta di Girolamo la composizione con l’albero centrale che, trattandosi di un lauro, è citazione della precedente pala di San Leonardo in Monte, ora a New York, Metropolitan Museum. La scena, nonostante qualche incertezza sulla posizione della sorgente luminosa, si direbbe un terso meriggio estivo e il paesaggio montano, vario di forre e picchi, è quasi tutto natura, pressoché senza opere umane, se si eccettuano il lontano borgo fortificato e una variante della chiesetta della "Madonna Maffei". Il paesaggio che ottiene un suo spazio non conteso da figure è il più profondo e realistico fra quelli ideati da Girolamo, davvero sempre più «universale in depenzer paesi», secondo la nota sua stessa testimonianza. Similmente avviene nella predella: Girolamo situa nel centro l’episodio e rende libero tutto il resto per dispiegarvi un ampio paese visto da vicino, popolato di contadini e barcaioli. (da Gino Castiglioni 2010, pp. 358-359)
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Ente pubblico territoriale
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0500715216
- NUMERO D'INVENTARIO 1295
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza
- ENTE SCHEDATORE Comune di Verona
- ISCRIZIONI sulla base del trono - DEPRECATIONE(M) VESTRA(M) AVDIVI NOLITE (TI) / MERE VIGILATE AVXILIV(M) MEV(M) VOBISCV(M) E(ST) / HIERONYMVS ALIBRIS VERONENSIS PINXIT MDXXX - capitale -
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0