Santa Caterina d'Alessandria con donatore. Santa Caterina d'Alessandria con donatore
dipinto
1520 - 1520
Morone Francesco (1471 Ca./ 1529)
1471 ca./ 1529
Il dipinto raffigura santa Caterina in piedi, con la ruota e la palma del martirio. In basso a sinistra, un devoto si rivolge a lei con il cappello in mano. Sullo sfondo, un paesaggio
- OGGETTO dipinto
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MATERIA E TECNICA
tela/ pittura a tempera
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ATTRIBUZIONI
Morone Francesco (1471 Ca./ 1529)
- LOCALIZZAZIONE Museo degli affreschi G.B. Cavalcaselle
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Bartolomeo Dal Pozzo e Saverio Dalla Rosa videro il dipinto nella sagrestia dell’oratorio di San Gregorio, che fu soppresso e demaniato nel 1806. Entrambi gli autori lo ritennero di Giovan Francesco Caroto, e l’attribuzione a Caroto fu ribadita da Carlo Ferrari nel catalogo manoscritto della Pinacoteca comunale compilato nel 1850 (Avena 1907, p. 72 n. 135). La letteratura successiva corresse l’errore, dovuto ad una conoscenza ancora approssimativa della pittura veronese del Rinascimento, e giustamente ne riconobbe la paternità a Francesco Morone. Al coro unanime degli studiosi si sottraeva, invece, Maria Teresa Cuppini (1966-1967 e 1981), che cogliendo del dipinto una forza – specialmente nel ritratto del committente – a suo parere estranea a Francesco, tornava a proporre il nome di Caroto. In realtà, come ha fatto notare Sergio Marinelli (1987), Morone dipinse un ritratto in tutto simile a questo – per atteggiamento e stesura, per pungente realismo e felice resa psicologica del personaggio – in uno dei pannelli laterali di un trittico smembrato già sull’altare della cappella Emilei, nel duomo di Verona. Non è noto se Morone esercitasse il genere autonomo del ritratto – come Paolo Morando, per esempio, o i fratelli Caroto, o altri pittori veronesi del primo Cinquecento. Come sottolineato da Gianni Peretti (2010, pp. 281-282), in questo campo la sua produzione si limita alle immagini dei donatori inserite a piè di pagina nelle composizioni sacre, da quelle che campeggiano nel polittico giovanile di Santa Chiara (inv. 1437-1B0135), dove l’interesse si appunta piuttosto su elementi aneddotici come le acconciature o le vesti, minutamente indagate, a queste sintetiche e robuste effigie in abisso, prodotto indubbiamente della maturità dell’artista. Proprio questa capacità di sintesi, unita a una certa rigidezza e al suo caratteristico ritegno emotivo, distinguono la "Santa Caterina d’Alessandria" di Morone da quella, apparentemente simile, di Caroto (inv. 1391-1B0251), decisamente più profana e accostante, e aperta agli influssi delle correnti più aggiornate dell’arte italiana. Purtroppo le condizioni del dipinto, una tempera su tela molto sottile e delicata, sono piuttosto compromesse. Un verbale dell’agosto 1857 descrive gli incarnati complessivamente ben conservati, mentre il fondo mostrava «una quantità di piccole mancanze» e il manto della santa era «in gran parte sgrostato», così da mostrare il disegno del panneggio. Il pittore Lorenzo Muttoni, incaricato di mettere «in istato decente» i dipinti della Pinacoteca comunale, di cui era stato nominato Ispettore, intervenne con la consueta disinvoltura, ridipingendo completamente il manto, il cielo e il paesaggio. Nel 1912 Giuseppe Trecca informava che il volto del donatore era stato sfregiato (p. 35). Il più recente restauro ha rivelato, sotto i rifacimenti di Muttoni, una materia pittorica ridotta in molti punti allo stato larvale, ma che conserva ancora le tracce di particolari naturalistici aggiunti a secco e quasi completamente caduti (Marinelli 1987, p. 106). (da Gianni Peretti 2010, pp. 281-282)
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Ente pubblico territoriale
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0500717840
- NUMERO D'INVENTARIO 1403
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza
- ENTE SCHEDATORE Comune di Verona
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0