Deposizione di Cristo dalla croce

dipinto, 1250 - 1299

La tavola è probabilmente un frammento del tabellone di una grande croce dipinta, andata perduta. La tavola, delimitata da una cornice rilevata, raffigura la Deposizione di Cristo dalla croce. La sagoma di quest'ultima occupa la parte centrale del l'opera e costituisce l'asse dell'intera composizione. Il corpo esanime del Salvatore è ancora fissato al legno per la mano sinistra e per i piedi, dai quali san Giovanni di Arimatea, raffigurato genuflesso, sta tentando di togliere i chiodi con le tenaglie; Nicodemo, sopra una scala, sorregge il cadavere al busto, mentre la Vergine, affiancata dalle pie donne, bagna con le sue lacrime il braccio destro. Dalla parte opposta, Giovanni Evangelista, caratterizzato dall'attributo del Libro, è rappresentato in atteggiamento mesto insieme al buon centurione. Sullo sfondo sono raffigurati in modo speculare due edifici decorati con motivi vegetali, losanghe e finestre e coperti con veli; ai lati della parte sommitale del braccio verticale della croce compaiono due angeli a mezza figura, in atteggiamentodi dolore

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA tavola/ pittura a tempera/ doratura
  • MISURE Altezza: 57
    Larghezza: 35
  • ATTRIBUZIONI Tedice Enrico Da Pisa (notizie 1254): esecutore
  • ALTRE ATTRIBUZIONI Pittore Pisano Della Metà Del Xiii Secolo
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Museo Nazionale di S. Matteo
  • LOCALIZZAZIONE Museo Nazionale di S. Matteo
  • INDIRIZZO Piazza San Matteo in Soarta, 1, Pisa (PI)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Quest'opera, forse frammento di tabellone di una croce dipinta andata perduta,proviene dalla chiesa di San Bernardo, da dove passò all'Opera del Duomo, per poi entrare nel museo civico. Essa fu attribuita da Polloni (1837) a Giunta, da Supino (1994), che parlava di maniera di Giunta, e da Bellini Pietri (1906) a scuola pisana del XIII secolo. Siren (1922), seguito da Van Marle (1923),Sandberg Vavalà (1929) la riferì a Enrico di Tedice, documentato a Pisa nel 1254, sulla base di analogie con la croce dipinta della Chiesa di San Martinoin Pisa, che un tempo conteneva la firma dell'artista. Tale attribuzione furespinta da Vigni (1950), che sottolineava la maggiore qualità della tavola rispetto alla croce. In un primo tempo anche Carli (1958; 1974) respinse il riferimento ad Enrico, e attribuì l'opera a un anonimo pisano del XIII secolo,che comunque lo studioso collegava al medesimo filone cui apparteneva Enrico, cioè una corrente di gusto indipendente da Giunta Pisano, di carattere menocolto e raffinato, ma dotato di una grande libertà espressiva. In seguito lo stesso Carli (1994) attribuì la tavola ad Enrico di Tedice: il restauro della Croce di san Martino, infatti, ne aveva sottolineato le qualità, nonché le affinità con la Deposizione. Già Caleca (1978; 1987), e prima ancora Bologna (1962), che ha rilevato affinità col Crocifisso di Salerno di Coppo nel Duomo di Pistoia, aveva ripristinato l'attribuzione e Enrico di Tedice. Nel secolo XVIII l'opera era collocata nella chiesa del monastero di San Bernardo, dove era stata adattata alla funzione di sportello di un ciborio. Al momento della soppressione napoleonica delle congregazioni religiose (1810), la tavola fu registrata fra le opere requisite dal cavalier Gaetano Mecherini nella sua qualità di delegato della locale Commissione per le belle arti. Ceduta più tardi al conservatore Carlo Lasinio, fu collocata nella Stanza della Deputazione dell'Accademia di belle arti. Passata sul declinare del secolo XIX al nuovo Museo civico, fu sottoposta nel 1963 ad un intervento di restauro (N. Carusi) che procedette alla fermatura e alla pulitura del colore. La tavola, delimitata dalla cornice e di medie dimensioni, appare in sé conclusa e non sembra che possa aver fatto parte di una croce dipinta, come il richiamo all'iconografia della Passione indurrebbe a pensare. Si può più verosimilmente credere che costituisse in origine la valva di un dittico destinato alla devozione privata, in cui il richiamo al Sacrificio di Cristo fosse associato con un tema mariano, oppure che fosse utilizzata come utensile liturgico da esporre sulla mensa dell'altare in occasione delle festività pasquali (Venerdì e Sabato Santo). Dal punto di vista formale, l'opera mostra numerosi punti di contatto con altre opere pisane della metà del secolo XIII e appare fortemente affine alla croce dipinta di Enrico di Tedice nella chiesa di San Martino. Rispetto a quest'ultima, gli studiosi hanno sottolineato un più forte richiamo all'opera di Giunta Pisano nella resa della figura di Cristo, mentre la rappresentazione degli edifici sembra essere in rapporto con soluzioni presenti soprattutto nell'opera di Berlinghiero e della sua scuola
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900406032
  • NUMERO D'INVENTARIO 5726
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Museo Nazionale di San Matteo - Pisa
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i beni architettonici e per il paesaggio, per il patrimonio storico artistico e demoetnoantropologico di Pisa, Livorno, Lucca e Massa Carrara
  • DATA DI COMPILAZIONE 1996
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2001
    2002
    2007
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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