Bambocci che catturano un gallo. Bambocci che catturano il gallo

dipinto ca. 1765 - ca. 1765

Il dipinto, a olio su tela, raffigura una scena di genere con bambocci che catturano un gallo ed è opera di Enrico Albrici. Di formato rettangolare\n orientato in orizzontale, è dotato di una cornice in legno dorato.

  • FONTE DEI DATI Regione Lombardia
  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA tela/ pittura a olio
  • ATTRIBUZIONI Albrici Enrico; Bocchi Faustino (; Già Attribuito)
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Palazzo e Giardini Moroni
  • LOCALIZZAZIONE Palazzo Moroni
  • INDIRIZZO Via Porta Dipinta, 12, Bergamo (BG)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE È una scena affollatissima quella raffigurata da Enrico Albrici in questo\n dipinto: in primo piano, un gruppo di bambocci trattiene un gallo che è \nappena stato catturato, mentre in secondo piano altri personaggi si muovono intorno a una cascina. L¿asprezza dei tratti e le incertezze nella res\na di alcune figure riportano il dipinto agli esordi del pittore come generista, negli anni immediatamente successivi al suo trasferimento a Bergamo. Pubblicato per la prima volta da Mariolina Olivari nel 1990 con la corretta attribuzione a Enrico Albrici, che sostituì quella a Faustino Bocchi, \nil dipinto si trovava nel 1990 a Firenze, presso la casa d¿aste Roberto \nFreschi, poi fallita. Solo successivamente sarebbe stato acquistato da Antonio Moroni, per entrare a far parte della sua collezione. Nato a Vilminore in Val di Scalve nel 1714, Enrico Albrici si formò inizialmente (1731-3\n3) presso la bottega di Ferdinando Cairo a Brescia, per poi proseguire la propria carriera in autonomia. Attivo soprattutto in città, ma anche in V\nalminore e Valcamonica, si specializzò inizialmente in monocromi. All¿a\nttività bresciana dell¿artista risale la conoscenza di un nuovo genere \npittorico, che non ebbe sviluppi al di fuori della Lombardia e che avrebbe determinato la sua fortuna: la bambocciata di nani. Per un secolo e mezzo la pittura di nani, che tra Sei e Settecento ebbero una popolarità figur\nativa senza precedenti, costituì l¿unico linguaggio sistematico e concl\nuso della satira in pittura, legato al gusto del capriccio bizzarro, dello sberleffo e dello scherzo bonario. Iniziatore del genere fu Faustino Bocchi (1659-1741), allievo di Angelo Everardi detto Fiammenghino. In una lettera del 9 aprile 1761, spedita da Brescia e oggi in Accademia Carrara, Albrici si rivolse all¿intenditore e collezionista (forse anche mercante) b\nergamasco Ludovico Ferronati, raccontando di essere importunato da un veronese per la sistemazione di due dipinti raffiguranti dei ¿pigmei¿. Neg\nli anni successivi il pittore sperimentò questo genere, ottenendo l¿app\nrezzamento di Giacomo Carrara e del Ferronati stesso, che lo incitarono a proseguire. Nel 1763 Albrici si trasferì con la famiglia a Bergamo, dove \nrimase fino alla morte, che lo colse il 19 luglio 1773. Le sue bambocciate, raffiguranti sia battaglie tra nani e animali, sia scene di vita, sia opere di ispirazione letteraria (Swift, ¿I viaggi di Gulliver¿; Parini, \n¿Il Giorno¿), ebbero enorme successo. Queste opere sono raramente data\nte; tuttavia, è possibile ricostruirne la cronologia osservando le compos\nizioni, che con gli anni diventarono più affollate e complesse. Apprezzat\no dai suoi contemporanei, Enrico Albrici sarebbe stato ferocemente criticato a partire dalla seconda metà dell¿Ottocento; le sue bambocciate furo\nno giudicate da Pasino Locatelli una ¿pittura dozzinale¿ (1869), frivo\nla, testimonianza del declino di un¿epoca e di una società. Per una riv\nalutazione del genere bisognerà attendere la mostra fiorentina sulla pitt\nura di genere del Sei e del Settecento del 1922, mentre la ricostruzione della biografia e dell¿opera dell¿artista è merito di Maria Adelaide B\naroncelli (1965), a cui si deve anche la separazione della personalità de\nll¿Albrici da quella di Faustino Bocchi.
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà privata
  • ENTE SCHEDATORE R03/ FAI - Fondo Ambiente Italiano
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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