L'innalzamento della farchia

a cura di Omerita Ranalli, pubblicato il 07/09/2021

Roberto Monasterio, L’innalzamento della farchia: il sollevamento, 2009, fotografia digitale Su gentile concessione dell'autore dell'immagine
Roberto Monasterio, L’innalzamento della farchia: il sollevamento, 2009, fotografia digitale

dal Catalogo

Con un passaggio ben organizzato, la farchia viene poggiata a terra (un grido del capofarchia fa sì che i portatori passino la farchia dalla spalla al braccio, dal braccio a terra). Perché la farchia possa essere accesa, deve essere poggiata sulla sua base; per far questo è anzitutto necessario che la base (il “piticone”) sia perfettamente perpendicolare al fusto: viene dunque sistemata con il filo a piombo e poi ribattuta con un maglio di legno. Si procede poi all’innalzamento: anzitutto, con un piccone si scava una trincea, lunga almeno 1 m e larga almeno 10-15 cm, in modo da realizzare uno scalino, su cui fissare un’estremità della base. Alcuni portatori, con le funi, si posizionano alla base; altri dal lato del “fiocco” (la sommità). Mentre la base è bloccata sulla trincea appena scavata, i farchiaioli sollevano a mano il fiocco, fino a un angolo di circa 45 gradi, e subito dopo puntellano il fiocco con una scala in legno. Uno dei portatori si posiziona in piedi sulla base della farchia, per manovrare le funi. Progressivamente il gruppo che sta dal lato del piticone tira la farchia verso di sé con le funi, mentre l’altro gruppo procede con il puntellamento della farchia tramite la scala in legno; nel frattempo, quando la farchia ha raggiunto una certa pendenza, si utilizza una forca in legno (posizionata a circa un terzo del fusto) con cui spingere la farchia verso l’alto, aiutando il gruppo di persone che, posto alla base, sta tirando con le funi. Le funi utilizzate sono agganciate alla farchia tramite un piolo di legno; non sono le stesse funi utilizzate per il trasporto: è, infatti, necessario che siano molto forti e non si spezzino.

 

Quando la farchia ha raggiunto una certa inclinazione la forca non può più essere utilizzata, e tutta l’operazione di innalzamento è condotta tramite le funi, manovrate da almeno quattro tiratori, che devono fare in modo che la farchia non cada, e dunque equilibrare tra loro le forze, anche grazie al lavoro di coordinamento del capofarchia.

L’ultimo strattone con le funi è il più pericoloso: la forca è stata tolta e i tiratori, manovrando le funi, devono far sì che la farchia si stabilizzi e non si capovolga dalla parte opposta. A quel punto la farchia viene assestata a terra, e si tagliano gli ultimi legami in modo che la base sia più larga dell’estremità superiore e faccia più presa sul terreno.

Roberto Monasterio, L’innalzamento della farchia: il tiro con le funi, 2009, fotografia digitale Su gentile concessione dell'autore dell'immagine
Roberto Monasterio, L’innalzamento della farchia: il tiro con le funi, 2009, fotografia digitale

Roberto Monasterio, L’innalzamento della farchia: il grido del capofarchia, 2009, fotografia digitale Su gentile concessione dell'autore dell'immagine
Roberto Monasterio, L’innalzamento della farchia: il grido del capofarchia, 2009, fotografia digitale

Roberto Monasterio, L’innalzamento della farchia: la scala e la forca, 2011, fotografia digitale Su gentile concessione dell'autore dell'immagine
Roberto Monasterio, L’innalzamento della farchia: la scala e la forca, 2011, fotografia digitale

Roberto Monasterio, L’innalzamento della farchia: la spinta con la forca, 2011, fotografia digitale Su gentile concessione dell'autore dell'immagine
Roberto Monasterio, L’innalzamento della farchia: la spinta con la forca, 2011, fotografia digitale

Roberto Monasterio, L’innalzamento della farchia: gli ultimi tiri, 2011, fotografia digitale Su gentile concessione dell'autore dell'immagine
Roberto Monasterio, L’innalzamento della farchia: gli ultimi tiri, 2011, fotografia digitale