Vergine annunciata. Madonna annunciata

miniatura 1510/ 1520

Miniatura ritagliata con Vergine annunciata. Il frammento faceva parte di una scena più ampia raffigurante l'Annunciazione, di cui si conservano gli altri ritagli a Castelvecchio (invv. 4522-1B1823; 4451-1B319)

  • OGGETTO miniatura
  • MATERIA E TECNICA pergamena/ pittura a tempera
  • ATTRIBUZIONI Dai Libri Girolamo (1474/ 1555)
  • LOCALIZZAZIONE Museo degli affreschi G.B. Cavalcaselle
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Si tratta di un frammento di un libro liturgico, messale o graduale, del quale facevano parte anche altri due ritagli, uno con l'"Angelo annunciante" (inv. 4522-1B1823) e l'altro con "Dio Padre e lo Spirito Santo" (inv. 4451-1B0319). Le tre miniature, nel passato non recente, sono state conservate in modo analogo: fissate ad un supporto, ora non più esistente, con spilli di cui restano i fori, criterio di custodia non riscontrabile in nessun’altra delle miniature di Castelvecchio. Tutte hanno incollata sul retro una garza sottilissima. Occorre anzitutto chiarire un aspetto iconografico. Il ritaglio rotondo, erroneamente interpretato come un episodio della Genesi, la creazione degli animali, va letto invece come l'"Eterno che invia lo Spirito santo verso l'"Annunziata", immagine che tipicamente si interpone tra l'arcangelo e Maria in molte versioni miniate dell'Annuncio. Gli animali, un coniglio e due daini, non sono oggetti della creazione ma ornamenti e, nello stesso tempo, simboli; non si trovano infatti sotto lo sguardo di Dio e in diretta relazione con lui, come avviene nella creazione, ma restano spettatori ignorati di una storia diversa, che non li riguarda. La loro presenza significa fertilità e prudenza, doti alle quali si somma la mera funzione esornativa, come spesso succede nelle pagine di Girolamo da Cremona e, prima di lui, negli ornamenti dei miniatori della Bibbia di Borso d’Este. L'"Annunciazione" costruita entro un’unica scena, o scissa, come in questo caso, nelle due opposte presenze, alle quali è assai spesso aggiunta la figura dell'Eterno con la colomba, talvolta persino con un Gesù bambino è tema che compare con frequenza nella pagina iniziale dei messali e dei graduali. Si ipotizza quindi che, anche nel caso in esame, essa potesse ornare la prima carta di uno dei due menzionati libri liturgici. Tentare con prudenza di ricostruire la disposizione originale dei ritagli è possibile partendo da manoscritti integri. Le miniature, con buona probabilità, erano parte di uno stesso fregio perimetrale, esterno allo specchio di scrittura, come conferma il verso completamente bianco. I due rettangoli con l'"Annunciazione" occupavano verosimilmente gli angoli inferiori del bas-de-page, chiudendo lateralmente la fascia orizzontale figurata, e costituendo, nel contempo, le basi dei fregi verticali laterali. È possibile che il medaglione fosse collocato nel centro dello stesso margine inferiore, oppure, data la diversa dimensione, nel centro del margine superiore, di norma più sottile. La Vergine è la più danneggiata delle figure, quasi sicuramente perché si trovava nel margine inferiore destro, il più esposto al logoramento, nel girare le pagine. I modi sembrano quelli di Girolamo Dai Libri; tuttavia il procedimento nel colorire, osservabile quasi esclusivamente nell'angelo Gabriele, la meglio conservata delle tre parti, è insolitamente morbido, i colori sono chiari, invisibili i segni di contorno. L'osservazione non può essere confermata dalla figura della Vergine, date le pessime condizioni in cui si trova; mentre il clipeo con l'Eterno, anch’esso guasto, ma in misura minore, sembra non smentire l'impressione di maggior delicatezza. Potrebbe trattarsi della fase in cui Girolamo, guardando a Caroto, agli emiliani, a Perugino, s’allontanava dalle asprezze marmoree di Mantegna per conquistare una maniera più addolcita che, in pittura, sarebbe sfociata, circa alla metà degli anni venti, nel "Battesimo degli Ibis" (inv. 1292-1B253) e nella predella di San Biagio. Il dittico dell'"Annunciazione" ripropone, con minime varianti, due analoghe figure, attribuite a Girolamo, in un curioso manoscritto cartaceo della Biblioteca Capitolare di Verona (DCCLVIII) con una raccolta di antifone, inni e salmi, messi in musica, prevalentemente illustrato con immagini facete e grottesche. Il manoscritto capitolare è databile nel secondo decennio del Cinquecento, come, probabilmente, i tre frammenti di fregio. È utile ricordare che, tra 1519 e 1520, Girolamo è impegnato a miniare un non meglio precisato libro da coro, ancora una volta per Santa Maria in Organo (Canossa 1911, p. 40). (da Gino Castiglioni 2010, pp. 339-340)
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente pubblico territoriale
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0500717682
  • NUMERO D'INVENTARIO 4523
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza
  • ENTE SCHEDATORE Comune di Verona
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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