Madonna Maffei. Madonna con il bambino e i santi Rocco e Sebastiano

dipinto post 1510 - ante 1516

Il dipinto su tela raffigura la Madonna seduta in trono con il Bambino in piedi sulle sue ginocchia. Gesù bambino tiene nella mano sinistra un ramoscello d’ulivo. Ai lati si trovano i santi Rocco e Sebastiano. Sullo sfondo, al di là della balaustra, si sviluppa un paesaggio collinare, con edifici arroccati sulla sinistra

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA tela/ pittura a olio
  • ATTRIBUZIONI Dai Libri Girolamo (1474/ 1555)
  • LOCALIZZAZIONE Museo degli affreschi G.B. Cavalcaselle
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Come la "Natività dei conigli", anche questa piccola tela d’altare ha come committente la famiglia Maffei. Secondo Trecca (1912), potrebbe trattarsi di quella Elena che pose una lapide ai fratelli in cattedrale nel 1524 («HELENA SOROR PIENTISSIMA POSVIT»), ma le iniziali del nome sarebbero in stentato accordo con quelle che accompagnano lo stemma. Accolta per un intero secolo come opera di Giolfino, forse sulla base di una precedente tradizione, passò poi, con più ragionevole, ma ancora erronea, supposizione a Gianfrancesco Caroto, per giungere infine a Girolamo, solo nel 1850, nel catalogo manoscritto del Museo stilato da Carlo Ferrari (in Avena 1907). La vicenda attributiva, quanto mai tortuosa per un dipinto di Girolamo Dai Libri, sottolinea la minore prevedibilità dell’autore rispetto al linguaggio che i connaisseurs, tra Sette e Ottocento, gli avevano confezionato. Il nostro pittore, invero, assume qui toni più morbidi e contorni più sfumati. Gino Castiglioni (2010, p. 356) proponeva di accostare la tela ad altre due opere di Girolamo per dedurre una datazione. L’episodio non solo tematicamente più vicino è la pala di San Tomaso Cantuariense con "San Rocco tra i santi Sebastiano e Giobbe", con la quale, pure, la "Madonna Maffei" condivise una resistente attribuzione a Gianfrancesco Caroto. Altra inevitabile comparazione è con la "Madonna e i santi Bartolomeo e Zeno" (Berlino, Gemäldegalerie). Le affinità, le comuni citazioni, gli echi reciproci, sono bene evidenti fra le tre opere. In tutte e tre i modelli mantegneschi – scomparsi ormai da anni il padre, il vecchio miniatore Francesco, e lo stesso Andrea – continuano ad essere repertorio di bottega, ma sono offerti più per comodità, o per esaudire attese di committenti, che per inesausta ammirazione; per di più, la loro elaborazione è ampiamente addolcita con sfumati di tutt’altra suggestione. Diversi e più aggiornati paiono gli esempi da seguire: quello domestico di Gianfrancesco Caroto, quelli, in parte diretti, in parte mediati, di maestri veneziani, emiliani, umbri. Una pluralità di suggerimenti e linfe giunge a Girolamo attraverso vie che, in assenza di documenti, possiamo solamente supporre. Secondo Castiglioni (2010), uno dei crogioli è senz’altro la vicina Mantova, dove si fondono esperienze diverse: venete, emiliane, ferraresi. Ne deriva, ancor prima della stagione di forte condizionamento reciproco con il fraterno compagno Francesco Morone, un generale ammorbidirsi del segno e del colorire. Ne è bell’esempio lo stesso, tenero Sebastiano, riproposto in due delle tele ricordate. L’origine è nella piccola tavola antonellesca del giovane Bartolomeo Montagna (Bergamo, Accademia Carrara); ma c’è anche una ripresa, in tempi più recenti, dello stesso Raffaello, di cui resta un disegno (Parigi, Louvre, inv. RF 1395), e c’è un epilogo nella pala di Girolamo Bonsignori per la cappella di San Biagio in San Nazaro e Celso (dipinta a Mantova a partire dal 1514): tutti i Sebastiano sono delicate e lisce creature, legate da un unico fil rouge. La presenza di Rocco e Sebastiano nella "Madonna Maffei" la pongono in possibile relazione con la peste, ma non necessariamente con un’epidemia conclamata. Per la tela di San Tomaso è stato convincentemente proposto (Lucco 1979) un possibile nesso con la pestilenza del 1510-1511. Questa data e la successiva, 1515-1516, alla quale risalgono le ante dell’organo ora a Marcellise, dipinte in collaborazione tra Girolamo e Morone junior, segnano con sufficiente precisione i limiti dell’arco temporale in cui sono maturate le tre pale di Castelvecchio, di San Tomaso e di Berlino. (da Gino Castiglioni 2010, p. 356)
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente pubblico territoriale
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0500717824
  • NUMERO D'INVENTARIO 1313
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza
  • ENTE SCHEDATORE Comune di Verona
  • ISCRIZIONI alla base del trono - D.E. MA - capitale -
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

ALTRE OPERE DELLO STESSO AUTORE - Dai Libri Girolamo (1474/ 1555)

ALTRE OPERE DELLA STESSA CITTA'