Bologna - Chiesa della Madonna di Galliera - Facciata

negativo servizio, ca 1895 - ca 1903
Anonimo (xix Fine/ Xx Inizio)
XIX fine/ XX inizio

Il servizio è costituito da 6 lastre negative originariamente contenute in pergamino; tali buste, con iscrizioni e annotazioni, si conservano separatamente. Al loro interno sono state rinvenute schede inventariali dattiloscritte che riportano le medesime indicazioni. Lo stato conservativo delle lastre (con ossidazioni e lacune) e l'utilizzo di un vetro con imperfezioni conferma una datazione precoce, prima della diffusione di materiali industriali

  • OGGETTO negativo servizio
  • SOGGETTO Architettura religiosa - Chiese
    Italia - Emilia-Romagna - Bologna - Chiesa di Santa Maria di Galliera
    Restauri - Pietre tenere - Pietre da costruzione
    Scultura - Iconografia cristiana
    Elementi architettonici - Facciate - Portali - Paraste - Nicchie
  • MATERIA E TECNICA VETRO
    gelatina ai sali d'argento
  • CLASSIFICAZIONE DOCUMENTAZIONE DEL PATRIMONIO ARCHITETTONICO
  • ATTRIBUZIONI Anonimo (xix Fine/ Xx Inizio): fotografo principale
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara
  • LOCALIZZAZIONE Palazzo Dall'Armi Marescalchi
  • INDIRIZZO via IV Novembre, 5, Bologna (BO)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Pur non conoscendo la data delle riprese né il loro autore è possibile rintracciare elementi di unitarietà che permettono di considerare queste sei lastre un servizio omogeneo che documenta la facciata della chiesa della Madonna di Galliera prima del restauro di inizio Novecento. Confrontando lo stato di degrado della pietra e degli elementi scultorei con alcune immagini databili alla fine del secolo precedente si evidenzia una sostanziale sovrapponibilità tra le parti danneggiate. Questo confronto porta ad anticipare la data delle riprese alla fine del secolo XIX o ai primissimi anni di quello successivo, certamente prima del 1904, quando si approntarono le prime misure per un recupero della facciata, dato confermato anche dalle fonti documentarie. Presso l’Archivio Storico della Soprintendenza ai Monumenti (STORICO I BO M 47) sono conservate copie positive tratte da queste lastre e si rintraccia l’avvio di un processo che ha condotto al primo restauro. Alcuni carteggi parlano di incidenti dovuti a pezzi di pietra staccatisi dalla facciata che hanno colpito alcuni passanti (31 ottobre 1903, 3 febbraio 1904) e l’architetto Tito Azzolini, subentrato nel 1902 a Raffaele Faccioli nella direzione dell’Ufficio Tecnico Regionale per la Conservazione dei Monumenti, comunica alla Direzione Generale Antichità e Belle Arti la costruzione “di uno steccato davanti alla chiesa onde impedire in via precaria il transito delle persone a tutela della pubblica incolumità”. Lo stesso giorno sull’Avvenire d’Italia viene pubblicato un articolo (La chiesa dei Filippini in Via Manzoni chiusa) in cui si denuncia il grave stato di degrado della facciata “corrosa dal tempo e dalle intemperie” e si cita lo steccato posto a protezione dei passanti. Le immagini in esame sono quindi inevitabilmente precedenti a questa data. Un altro elemento di riferimento è la presenza delle tamponature delle finestre e dell'occhio sopra al portale, con uno strato di mattoni sporgenti che servissero come appiglio per la costruzione del completamento della facciata. (Malaguzzi Valeri p. 11). In una lettera di Azzolini al Ministro Fiorilli (9 febbraio 1904) alla richiesta di sovvenzioni vengono allegate 6 fotografie sottolineando che “spiegheranno meglio l’importanza del monumento in discorso”. Potrebbe dunque trattarsi di questo insieme di lastre che documentano per settori l’intera facciata. Si tratterebbe di materiali appartenenti all’Ufficio Regionale per la Conservazione, acquisiti dalla Regia Sovrintendenza al momento della sua costituzione e archiviati utilizzando i pergamini prestampati. Nel giugno 1904 furono montate le impalcature e si iniziò il restauro curato dall’ing. Ottavio Germano e concluso nel 1907 (si veda scheda NCTN 00641272). Le problematiche conservative della facciata di Santa Maria di Galliera si devono all’utilizzo di una pietra estratta dalla cave di Santa Margherita, fuori Porta Castiglione, pietra con caratteristiche molto simili a quella di Varignana e tendente alla consunzione e allo sfaldamento. Purtroppo anche dopo il restauro il processo di degrado fu inarrestabile e nell’Archivio Storico si rintracciano numerose “proposte” per sperimentare preparati miracolosi da iniettare o cospargere sulla pietra ai fini del consolidamento, con sistematico rifiuto da parte del sopraggiunto Sovrintendente Luigi Corsini. E’ del 2000 l’ultimo restauro finanziato dalla Fondazione Del Monte
  • TIPOLOGIA SCHEDA Fotografia
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0800641266
  • NUMERO D'INVENTARIO N_001818; da N_001820 a N_001824
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara
  • DATA DI COMPILAZIONE 2016
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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