Introito "Spiritus Domini replevit". Pentecoste

miniatura 1490 - 1495

Pagina isolata di manoscritto membranaceo con iniziale "S" di colore rosa pallido, leggera, aerea, elegante e germinata di lunghi getti con boccioli, situata entro un campo rettangolare in lamina d’oro, istoriata con la Vergine e Apostoli pervasi dallo Spirito Santo. L’episodio avviene in un ambiente chiuso con il soffitto a vela che raccorda quattro archi, nel mezzo un oculo si apre sul cielo; di lì scende la colomba. Sui quattro lati del foglio corrono fregi compositi delimitati da una rigorosa cornice azzurrina: sul margine superiore, palmette alternate a testine rosse; sul margine destro e sull’inferiore si svolge un motivo fitomorfo; il margine sinistro è costituito da una catenella intrecciata azzurra. Ai quattro angoli stanno altrettanti medaglioni, i due superiori con i simboli di Monte Oliveto, i due inferiori con i tradizionali organi. Nel mezzo dei fregi destro e inferiore, ancora due medaglioni con monaci olivetani. Sul verso testo "Missale Romanum, Dominica Pentecostes", introito e iniziale "O" rossa filigranata; in basso, oltre lo specchio di scrittura, in lapis rosso con grafia corsiva più tarda l’incipit del salmo 67. La lineazione si compone di cinque righi musicali con tetragramma rosso e notazione quadra in inchiostro bruno (scriptor Maestro B)

  • OGGETTO miniatura
  • MATERIA E TECNICA ORO
    pergamena/ pittura a tempera
  • ATTRIBUZIONI Dai Libri Francesco (1450 Ca./ 1503-1506)
    Dai Libri Girolamo (1474/ 1555)
  • LOCALIZZAZIONE Museo degli affreschi G.B. Cavalcaselle
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE La pagina staccata faceva parte di un graduale proprio del tempo in più volumi. In particolare, apparteneva al graduale del tempo dalla "Pentecoste", di cui costituiva la carta iniziale. Una netta anticipazione della decorazione marginale della pagina di "Pentecoste" è nella carta 5v del Salterio della Biblioteca Trivulziana, miniato da Francesco negli anni ottanta. La pagina del piccolo salterio con il controfrontespizio greco è doppiamente riquadrata con due cornicette a listelli, color malva, tipiche di Francesco. Con uguali leggere cornici, per lo più azzurre, egli usava circondare i «quadretti», come li definisce Vasari, cioè le miniature che non fossero lettere iniziali: dalla "Sepoltura" del Courtauld alla "Pietà" di Cleveland, dal "Trasporto dell’Arca" all'"Adorazione dei Magi" Wildenstein. Come osservato da Gino Castiglioni (2010, pp. 311-313), nel salterio le due snelle cornici racchiudono una sequenza di motivi che stanno tra il decoro architettonico e quello floreale, in flessuosa forma di cuore, o a foggia di palmette, ornati con rosette, sorgenti da vasi, contro un campo esterno in lamina d’oro. Il libretto condensa la decorazione in un’area che è meno di un quarto rispetto a quella del graduale, nonostante ciò l’idea decorativa è analoga e perfettamente paragonabile. Un altro motivo, appena accennato nel salterio, deriva da esempi di Girolamo da Cremona e, alla fine, ancora da Mantegna: è quello dei germogli trigemini che sbocciano fra il simmetrico intrecciarsi degli ornamenti fogliacei. Gli stessi boccioli, già incontrati nel codice dei Mercanti, c. 31r, nelle grandi iniziali non figurate (inv. 36464) e soprattutto nel bas-de-page dell’antifonario e responsoriale (inv. 1280-1B322), germogliano con vigore nel fregio inferiore e tutt’intorno alla "S" della "Pentecoste", e ne fioriscono il campo dorato. L’insieme delle decorazioni di Francesco Dai Libri ora ricordate, tutte osservate in opere precedenti a questa, induce ad assegnare a Francesco anche l’azzurra cornice del graduale dalla Pentecoste. Il foglio molto danneggiato dell'"Aspitiens" (inv. 1280-1B322), abitato da un solitario, liberaleggiante profeta, e questa carta coeva della "Pentecoste", con il gruppo di apostoli stretto attorno a Maria nel varco della "S", fitto di evocazioni liberaliane nei gesti, nella variazione di scala delle teste, nell’impaccio degli scorci, nel pietismo accentuato, testimoniano il momento di maggiore adesione di uno dei miniatori Dai Libri ai modi attardati ai quali si era arreso, nel lungo tramonto, colui che fu uno dei grandi visionari della storia dell’arte italiana: Liberale. Tanto che Giuseppe Fiocco (1915, p. 11) assegnava la "Pentecoste" direttamente a Liberale, «in una maniera del tutto prossima a Girolamo da Cremona, solo più torbida», ma poco oltre (p. 71), parlando in generale delle miniature di Castelvecchio, soggiungeva «in buona parte eseguite (le miniature) con la collaborazione di Francesco Dai Libri», uscendo dal coro di chi assegnava tutto a Girolamo e dimostrando grande perspicacia, per le conoscenze di allora. Infatti di Francesco si tratta. L’insieme delle osservazioni sulla decorazione e sull’influsso di Liberale, quest’ultimo in particolare mai osservabile in Girolamo, che anzi sembra tenersene deliberatamente lontano, conduce a Francesco, al quale va riconosciuta la carta di "Pentecoste". Del resto, due altre "Pentecoste" dovute al figlio Girolamo, una giovanile e tenera, già in collezione Kann (Eberhardt 1986, p. 120), la seconda ora a Stoccolma databile oltre la svolta del secolo (Castiglioni 1986, p. 93) in una fase di più marcata espressività, ribadiscono le differenze di mano e di età. È questo uno dei rarissimi interni architettonici dipinti dai Dai Libri. L’altro, anch’esso con volte a vela, è la "Sacra conversazione" di Girolamo a Santa Anastasia, almeno dieci anni più tarda. Si può pensare che sul finire del Quattrocento, l’abbazia di Santa Maria in Organo rinnovasse i graduali del "Proprium Missarum de tempore", e che i volumi fossero almeno tre, con inizio rispettivamente dalla Prima Domenica d’Avvento, dalla Domenica delle Palme, dalla Pentecoste. Per la datazione vengono in aiuto l’analisi stilistica e gli antifonari di Castelfranco Veneto (Castiglioni 1985, pp. 17-25), datati 1500-1503, miniati da un maestro nell’atelier Dai Libri con iniziali non figurate. Sfogliando i superstiti registri dei conti di Santa Maria in Organo, si hanno notizie di alcuni pagamenti per miniature. Francesco Dai Libri, nel 1491, riceve un cospicuo compenso in natura: sette minali di frumento (Rognini 1986, p. 180 nota 39), successivamente, e ripetutamente, tra luglio 1495 e marzo 1496, è pagato con denari contanti. Anche a Girolamo sono fatti versamenti tra luglio e agosto 1495 (Canossa 1911, p. 39). I registri non menzionano apertamente alcun graduale, silenzio che tuttavia non induce a rifiutarne la possibilità. (da Gino Castiglioni 2010, pp. 311-313)
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente pubblico territoriale
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0500717589
  • NUMERO D'INVENTARIO 1327
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza
  • ENTE SCHEDATORE Comune di Verona
  • ISCRIZIONI sul verso - quod continet omnia, / scientiam habet vocis / alleluia allelu/ia alleluia. Ps - caratteri gotici -
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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