La lavorazione dell'argilla

a cura di Luisa Vietri, pubblicato il 22/02/2022

Fermo immagine, lavorazione di un piatto di argilla (XXI), Abruzzo, TE, Castelli, ICCD_MODI_0982353386541 Catalogo generale dei Beni culturali, Beni Culturali Standard (BCS)
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dal Catalogo

Formatura, modellazione, finitura, essiccatura e cottura sono le principali tecniche di lavorazione dell’argilla rappresentate in questa selezione di MODI-AEI.

 

Di particolare interesse sono la produzione di ceramiche a Castelli (TE) e quella di terrecotte e laterizi a Castel Viscardo (TR).

Il centro più rappresentativo della produzione ceramica abruzzese è Castelli, che vanta una tradizione plurisecolare. Probabilmente furono i monaci benedettini dell’Abbazia di San Salvatore ad introdurre già nel XII secolo tale attività. Tra il XV e il XVIII secolo la manifattura di Castelli raggiunse il suo momento di massimo splendore grazie alla realizzazione di preziose maioliche, di vasellame farmaceutico e di uso comune. Le maioliche castellane sono presenti nelle collezioni dei principali musei del mondo, come il Louvre di Parigi, il British Museum di Londra, il Metropolitan Museum di New York e l’Ermitage di San Pietroburgo. Nel 1984 è stato creato il Museo delle Ceramiche all’interno del seicentesco ex convento francescano: dopo il terremoto del 2009, a causa dell’inagibilità dell’edificio, le collezioni sono state ospitate in una sede provvisoria, nel centro storico. Attualmente numerose sono le botteghe artigiane che continuano a produrre la manifattura ceramica castellana, che costituisce ancora oggi il fulcro dell’economia locale.

 

Castel Viscardo è noto per la fiorente e continuativa produzione artigianale di laterizi e di terrecotte, documentata nelle fonti storiche dalla metà del XVI secolo. Il suo notevole sviluppo si deve alla costante disponibilità di materie prime (cave di argilla, fonti di acqua e legname boschivo) e alla posizione strategica che ha facilitato i collegamenti – e l’esportazione dei prodotti – tra i territori delle attuali regioni Umbria, Lazio e Toscana. A partire dalla metà del XVII secolo le fornaci iniziano a essere segnalate all’interno dei registri catastali, così come compaiono i primi riferimenti alle botteghe di vasellame, pignatte e immagini sacre (le “madonnelle”, collocate sui muri esterni delle abitazioni). Nei secoli successivi la produzione di laterizi e terrecotte ha continuato ad avere un ruolo preponderante nell’economia del paese, fino a giungere all’attualità: diverse sono le botteghe ceramiche e circa una decina le fornaci attive, alcune delle quali hanno contribuito a lavori e restauri di monumenti storici, tra i quali, solo per citarne alcuni, figurano l’Anfiteatro Flavio, il Foro Romano, le Mura Aureliane e il Palazzo del Quirinale a Roma, Villa Adriana e Villa d’Este a Tivoli (RM), Piazza del Campo a Siena, la Reggia di Caserta, il Duomo di Arezzo e numerose chiese in tutta Italia. Tra il 2003 e il 2005 è stata creata una prima struttura museale, poi successivamente rinnovata e implementata, l’attuale Museo multimediale delle terrecotte di Castel Viscardo.

Bibliografia

Ausenda Raffaella (a cura di), Le Città della Ceramica, 2019

Giuliani Luca, Nel mio piccolo loco… Il Castello di Viscardo e le sue fornaci, Castel Viscardo, 2009

Tropea Calcedonio, Amorosi Elisa, Le ceramiche di Castelli del Museo Nazionale d’Abruzzo, Roma, 1986